In attesa della visita di Papa Francesco, magari a qualcuno torna alla mente il mirandolese che divenne Papa: Leone XIV, che pure non è ricordato con grande affetto. “Un modenese che non ha niente dell’istintiva bonomia emiliana”, lo definì con un giudizio tranchant Corrado Augias, nel 1990, dalle colonne de La Repubblica. Insomma, davvero nulla a che vedere con Papa Francesco.
E’ la storia di un ragazzo cresciuto fra nebbia e campi all’inizio del XX Secolo, quindi eletto al Soglio pontificio, con fumata bianca già al primo scrutinio, dopo l’abdicazione del francese Gregorio XVII, abdicazione ottenuta orchestrando una perfetta manovra di palazzo. Ma chi era Papa Leone XIV? Le sue note biografiche raccontano che “si chiamava Ludovico Gadda ed era l’unico figlio d’una coppia di mezzadri della periferia di Mirandola. A dodici anni aveva passato le mattinate a scuola, mentre nei pomeriggi faceva lavori da adulto, accudiva i bovini e le capre, coltivava l’orto, rastrellava e anmmucchiava il letame da usare come concime. Un giorno suo padre era morto dietro l’aratro. La madre aveva ceduto il contratto di mezzadria, era andata a servizio come governante presso un proprietario terriero della zona e si era preparata a educare il figlio in vista d’una vita migliore”. Quindi l’istruzione dai salesiani e il seminario a Ferrara, per il mirandolese che divenne Papa.
(Per dirla tutta, Leone XIV non è mai esistito. O, meglio, è esistito nella penna di uno dei più famosi narratori di romanzi di fanta-Vaticano, l’australiano Morris West che, appunto, ha scelto per il protagonista di “Lazzaro” – opera pubblicata in Italia da Longanesi nel 1990 – l’origine mirandolese. Anzi, “della periferia di Mirandola”, nella traduzione italiana di Roberta Rambelli, uno stralcio della quale abbiamo pubblicato nelle righe qui sopra. West non va oltre, nel delinearne il profilo di mirandolese periferico, il più illustre cittadino di queste terre. Giovanni Pico permettendo..).