Ci sono volute poco più di ventiquattro ore ai carabinieri per trovare i vandali che l’altra notte hanno rubato cinque miniautobus a Carpi per poi usarli come ariete contro una scuola. Ne sono stati fermati tre, e sono tutti minorenni del posto. Si tratta di ragazzi tra i 16 e 17 anni, due studenti della scuola attaccata, il Meucci, uno va al Vallauri. Tutti di origine africana, di famiglia provenienti da Senegal e Tunisia.
Sono stati immediatamente arrestati vista la gravità delle accuse, corroborate delle riprese delle telecamere di sorveglianza e da una sorta di “premeditazione”, visto che parlavano del progetto in una chat social. A quanto si apprende sono già in carcere a Bologna.
Dopo l’udienza di convalida il giudice del Tribunale per i minorenni di Bologna deciderà se disporre per loro la custodia in carcere o ai domiciliari, oppure l’affidamento in comunità.
Intanto proseguono le indagini per approfondire eventuali complicità e coperture, e la conta dei danni è arrivata a 470 mila euro.
La confessione
I carabinieri hanno spiegato che i tre arrestati hanno raccontato le loro malefatte una volta capito che le indagini dei militari li inchiodava alle loro responsabilità. Hanno raccontato che l’idea è nata per caso, dopo che erano usciti come ogni sera per bere qualcosa. Hanno visto una serranda del deposito degli autobus semiaperta e sono entrati. Hanno visto – raccontano – che gli autobus erano aperti e con la chiave inserita e hanno deciso di giocare all’autoscontro nel piazzale, “per noia”, hanno riferito. Li hanno poi usati per girare per le strade di Carpi continuando l’autoscontro e lesionando marciapiedi e cartelloni. Quando si sono stancati, hanno fatto finire un autobus nel fosso e gli altri addosso alla scuola, per poi tornare, sul far del giorno a casa loro.
L’indagine
I carabinieri hanno acquisito i video delle telecamere piazzate sugli autobus e hanno ripulito i suoni. Hanno così sentito due ragazzi che si chiamavano tra di loro, hanno visto come erano vestiti e dopo aver raccolto le prove del loro passaggio (saliva, capelli, le impronte delle scarpe) hanno incrociato tutti i dati ed è venuto fuori il primo nome. sono andati a casa del ragazzo e sul telefonino hanno trovato la chat in cui si metteva d’accordo con due amici. Una verifica a dove fossero collegate le celle dei tre smartphone durante la notte del disastro ha confermato la presenza del gruppo proprio lì.
Ce n’è abbastanza per portarli subito in carcere, dove adesso attendono le decisioni di un giudice per Minori. I tre dovranno rispondere di furto aggravato e continuato, danneggiamento, guida senza patente e interruzione di pubblico servizio (perchè la scuola visti i danni è stata chiusa per diversi giorni).