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Per il Lolli un futuro alla Highbury. Ma Mirandola non è Londra…

da | Giu 22, 2017 | In Primo Piano, Mirandola | 0 commenti

Highbury com’era e, nel riquadro, com’è

Appartamenti e negozi (o, detto nella lingua politica che si evolve: “nuova densificazione abitativa e di piccolo commercio”) dove oggi c’è, e fra qualche anno diremo c’era, lo stadio Lolli. Il cui futuro – fatte le dovute, debite ed enormi proporzioni del caso – ricalca un po’ quello di un altro stadio, ben più glorioso, al quale vogliamo accomunarlo in questo gioco di rimandi: Highbury, per decenni storico stadio dell’Arsenal, nel nord di Londra, demolito nel 2006 e dove oggi sorgono appartamenti (di lusso, invero) e uffici, dove la struttura delle tribune laterali è rimasta inalterata o quasi nell’aspetto esterno – un po’ come accadrà alla tribuna monumentale del Lolli, perché vincolata – e dove, nell’area in cui sorgeva il campo da gioco, ora c’è un giardino ad uso privato degli appartamenti ed uffici della “nuova densificazione”, che preferiamo non tradurre in inglese. Ma come destino, più o meno, siamo lì, fatte – ribadiamo – enormi proporzioni.

Ma Mirandola non è Londra, la Folgore non è l’Arsenal – il cui stadio, più grande e funzionale ma meno… romantico, ora è a qualche centinaia di metri – e la Mirandolese non esiste più da troppo tempo, e fa specie pensare che proprio il Lolli rappresentasse un problema, lì dov’è, considerando peraltro che non si può dire ospitasse gare di cartello capaci di richiamare migliaia di spettatori e congestionare il traffico in maniera drammatica, al netto di qualche fastidio scontato e legittimo nei residenti, a maggior ragione. 
Il campo diventerà un giardino pubblico attrezzato, fruibile “senza muro e dove si entra senza che ci debba essere una partita di calcio”. Già. D’accordo, corretto. Però, essendo di proprietà comunale, magari avrebbe potuto ospitare anche altre iniziative, considerando che l’area non si limitava a quella (da preservare) del campo da gioco. Gli esempi nei comuni limitrofi non sono mancati.

Ad ogni modo, proprio perché Mirandola non è Londra e al di là della similitudine di cui sopra e dalle tante e legittime valutazioni personali  sulla scelta dell’amministrazione, resta un dato di fatto: pur senza volersi perdere nel passatismo, risulta evidente come, da quindici anni a questa parte e con l’ultima decisione, Mirandola abbia ricacciato fuori dai viali e dalle loro immediate vicinanze tutti i circenses per i quali era apprezzata. Per iniziativa privata o comunale che fosse, lo stadio se ne andrà nel polo sportivo così come il Supercinema, l’Astoria e il Capitol hanno lasciato Mirandola senza cinema (e, se e quando arriverà la multisala, in pochi potranno raggiungerla a piedi, perché non sarà in centro) e anche la discoteca, la Bussola, classico luogo di ritrovo per decenni, è un ricordo vivo solo nelle menti dei meno giovani. Appartamenti, uffici: eppure un tempo, lì, ci si divertiva.

Per carità, lamentarsi della penuria e della relativa lontananza di circenses stabili in un periodo storico in cui anche il panem non è così scontato, magari suona male. Però che un maggior numero di mirandolesi si trovino a dover prendere la macchina al posto della bici, o il motorino invece che fare una passeggiata, per andare a vedere una partita in cui magari giocano i propri figli o amici, o per andare al cinema, forse non è una formidabile idea di futuro.

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