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Il sindaco di Mirandola: “Chi chiede la chiusura della moschea aizza all’odio razziale”

da | Giu 6, 2017 | Mirandola | 0 commenti

“Se Antonio Platis ed Enrico Aimi hanno delle informazioni che Prefettura, Commissariato e servizi segreti non hanno, sono pregati di fornirle, altrimenti evitino di sollevare polveroni, moltiplicare paure e aizzare all’odio razziale”. E’ la replica del sindaco di Mirandola, Maino Benatti, a chi chiede la chiusra della moscha cittadina dopo il bando riservato al Qatar, tra i prinicplai finanziatori della ricostruzione di questo centro di preghiera e cultura.

“Le vicende internazionali  – analizza Benatti – sono estremamente delicate e complicate: basti pensare che la “messa al bando” del Qatar convive col fatto che a Doha esiste la più grande base militare americana del Medio Oriente, centrale per le operazioni aeree contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria. Prima di parlare, dunque, occorrerebbe avere gli strumenti per capire e giudicare. Per questo invito Platis e Aimi ad essere obiettivi e a non semplificare la realtà. Altrimenti, secondo il loro ragionamento, si dovrebbero chiudere anche la squadra del Paris Saint-Germain e l’Empire State Building di New York, che godono di ampi finanziamenti dal fondo sovrano del Qatar.

Che piaccia o no a Platis e ad Aimi, viviamo in uno Stato di diritto e fino a quando polizia e magistratura non accertino irregolarità o situazioni illegali, noi garantiremo libertà di associazione e di culto, come prescritto dalla nostra Costituzione – insiste il sindaco – Del resto, è quanto si sta facendo in tutta Europa. Nessuno, anche dopo gli attentati terroristici di Parigi, Londra, Manchester, Berlino, ha preteso di chiudere moschee in Francia, Inghilterra e Germania.

Continuare a confondere Islam e terrorismo, considerandoli due facce della stessa medaglia, è un grave errore politico e culturale. Per quanto mi riguarda, continuo a pensare che in una società multietnica e multireligiosa come le nostre sia necessario il dialogo e non lo scontro. Innalzare i muri e farsi dominare dalla paura non serve a nulla, anzi – chiude Benatti – è esattamente fare il gioco dei terroristi”.

 

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