Parte il tavolo di coordinamento dei sindaci modenesi sul tema profughi, con l’obiettivo di dare un contributo per migliorare la gestione del problema, secondo un criterio di accoglienza diffusa ed equilibrata sul territorio provinciale. Nella Bassa arriveranno 278 persone, i primi sono già arrivati alla spicciolata e sistemati tra San Felice e San Prospero e a breve saranno anche a Mirandola. Ma per tutti i Comuni dell’Area Nord è venuta meno l’esenzione allobbligo di accoglienza, quindi ognuno dovrà fare la sua parte. Anche Finale Emilia, dove però, il sindaco Sandro Palazzi continua con la sua decisione di autoescludere il Comune dalle scelte sul tema.
E’ quanto è emerso dall’incontro dei sindaci, che si è svolto martedì 18 luglio, nella sede della Provincia, su iniziativa del presidente Gian Carlo Muzzarelli.
«Siamo di fronte un’autentica emergenza – ha sottolineato Muzzarelli – che impone la collaborazione di tutte le istituzioni. Con i sindaci abbiamo concordato di avviare incontri periodici di coordinamento in un quadro di positiva collaborazione con la Prefettura. Abbiamo concordato, inoltre, sul principio di una accoglienza diffusa ed equilibrata evitando concentrazioni e possibili tensioni».
I sindaci hanno deciso anche di inviare una lettera al Governo e alla Regione per porre il tema delle risorse necessarie per favorire le politiche di integrazione: la formazione professionale, soprattutto dei minori, lo sviluppo dei lavori socialmente utili, ma anche delle politiche di cooperazione internazionale per offrire sempre maggiori opportunità nei paesi di origine.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche dell’ipotesi del Centro rimpatri (Cpr) a Modena; anche se non è ancora stata presa alcuna decisione, i sindaci in ogni caso chiedono garanzie in particolare sul tema della sicurezza senza pesare sul presidio delle forze dell’ordine sul territorio e risorse adeguate.
Nel corso della discussione tutti i sindaci, tra cui Claudio Pistoni, sindaco di Sassuolo, Luciano Biolchini, sindaco di Pavullo, Michele Canali, sindaco di Prignano, Francesco Tosi, sindaco di Fiorano, Alberto Borghi, sindaco di Bomporto, Massimiliano Morini, sindaco di Maranello, Alberto Bellelli, sindaco di Carpi, Umberto Costantini, sindaco di Spilamberto, e Luciano Mazza, sindaco di Montese, hanno sottolineato l’importanza dell’avvio del coordinamento come punto di riferimento comune, confermando che il metodo dell’accoglienza diffusa è l’unico praticabile e che «nessuno si tira indietro di fronte a questa emergenza»; unico dissenso è arrivato dal sindaco di Finale Emilia Sandro Palazzi che ha contestato «il modello dell’accoglienza che è da cambiare bloccando gli arrivi, noi non siamo disponibili ad affrontare la questione».
Il metodo della condivisione delle scelte è stato evidenziato anche da Giandomenico Tomei, sindaco di Polinago, da Sauro Borghi, sindaco di S.Prospero, e Maria Costi, sindaco di Formigine, mentre Alberto Silvestri, sindaco di S.Felice, ha ricordato che il percorso condiviso con la Prefettura per gestire, anche nell’area del cratere, piccoli numeri di profughi e in modo graduale.
Giuliana Urbelli, assessore al Welfare del Comune di Modena, nel suo intervento, ha evidenziato, tra l’altro, il problema dei costi elevati dell’accoglienza dei minori non accompagnati e la necessità di pianificare adeguate politiche di integrazione.
Diversi sindaci hanno posto la questione della difficoltà di reperire alloggi a livello provinciale e la necessità di evitare, come ha ricordato Stefano Reggianini, sindaco di Castelfranco Emilia, la concentrazione nelle stesse zone e l’utilizzo di spazi non idonei ad una accoglienza dignitosa, puntando su attività di coinvolgimento nei lavori socialmente utili, sui percorsi di integrazione senza trascurare il tema della necessità di accelerare i tempi di rilascio dei documenti. Concetti ripresi anche da Emilia Muratori, sindaco di Marano, e da Gianfranco Tanari, sindaco di Zocca.
Di modello che non funziona ha parlato Simone Pelloni, sindaco di Vignola, che ha chiesto il coinvolgimento degli enti locali nelle scelte ribadendo un maggior equilibrio sulla distribuzione nei territori per evitare tensioni.