A Mirandola non si placa la polemica che vede al centro la consigliera comunale della Lega Nord Francesca Guerzoni, nata dopo la sua richiesta di chiarimento sulle spese della pastasciutta antifascista. Anche il sindaco di Mirandola, Maino Benatti, aveva accusato la consigliera comunale di aver sbagliato nel postare la foto dei dirigenti Anpi presenti alla seduta del Consiglio in cui si discuteva della sua richiesta coprendone il volto con delle emoticon, elencando tre motivi
“Prima di tutto – punta il dito Benatti – perché ha mancato di rispetto verso coloro che hanno dato la vita per la nostra e anche la sua libertà, gettando le basi per la Costituzione e la democrazia nel nostro Paese. In secondo luogo, perché ha dimostrato scarso rispetto del Consiglio comunale, istituzione nella quale è stata chiamata a lavorare per il bene della comunità. Infine, ha dimostrato poca serietà per aver dileggiato le persone che erano venute in Consiglio ad ascoltare la discussione”.
Ma la Guerzoni non accetta lezioni e rispedisce al mittente le accuse, spiegando anche che si aspettava dal sindaco e dall’Amministrazione comunale solidarietà per quel che è successo dopo il trambusto post Consiglio comunale (lo striscione intimidatorio nei sui confronti apparso in città), cosa che invece non è avvenuta.
“Immaginavo che il sindaco e la sua segreteria non avrebbero preso le distanze dall’atto minatorio. Ma addirittura a continuare ad accusarmi di ciò che non è fatto, risulta veramente di basso livello – osserva la consigliera – Il sindaco dovrebbe farsi un’esame di coscienza e richiamare all’ordine i suoi assessori e consiglieri, visto che ho imparato da loro come si sta seduti in un consiglio, tra chiamate, messaggi e giochi. È palese come il mio post su Facebook sia stato un futile pretesto, nessuno si offende per un facciotto, il vero motivo è stata la mia divulgazione della notizia dell’arrivo dei 6 richiedenti asilo, notizia che il Comune voleva far passare in sordina ai nostri cittadini”, valuta la Guerzoni.
“Spero che adesso, a discussione finita, il sindaco e il suo partito inizino ad occuparsi seriamente dei cittadini – invita la Guerzoni – come la chiusura del punto nascite di Mirandola, richiesta dalla Regione, che è solo stata rimandata di qualche mese e certamente il partito ascolterà il diktat costringendo le nostre donne a partorire a 30km da casa”