Il 17 novembre si ricorda una ricorrenza nefasta, quella del teribile terremoto che proprio il 17 novembre del 1570 devastò Ferrara e dintorni e deviò il corso del Po.
Prima dei terremoti del 2012 fu proprio quello il più pesante episodio sismico di cui ancora si tramanda la memoria nella nostra zona e si sperava che i movimenti tellurici fossero finiti secoli fa, Non è, purtroppo, così.
Nel 1570 lo sciame sismico, ricorda Wikipedia, “si protrasse sino al 1574 ed è stato ipotizzato come si siano verificate circa duemila scosse, concentrate per la maggior parte nei primi tre mesi dal sisma. Il terremoto ha causato il primo episodio documentato di liquefazione del suolo nella Pianura padana“. Una recente ricerca dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (Ogs), pubblicato sul «Journal of Geophysical Research» dell’Unione Geofisica Americana ha ricostruito anche gli effetti del sisma del 1570 su Ferrara.
“Il terremoto del 1570 non fu dovuto alla prosecuzione verso est della faglia responsabile dell’evento del 20 maggio 2012 . spiegano i ricercatori – bensì a una faglia sepolta dalle alluvioni e posizionata in profondità, circa 14 chilometri a nord-nord-est di Ferrara;
· la faglia corrisponde al fronte più esterno della Catena appenninica, che lentamente, da milioni di anni, si sta alzando causando il sollevamento della fascia meridionale della Val Padana (in riva orografica destra del Fiume Po);
· nel corso degli ultimi 2800 anni circa, questo sollevamento (probabilmente realizzatosi anche attraverso terremoti), ha costretto il corso del Po a spostarsi di circa 20 km verso nord tra Guastalla e Ficarolo (fra Emilia, Lombardia e Veneto);
· con i suoi 10-15 cm circa di sollevamento, il terremoto del 1570 fu la goccia che fece ‘traboccare il vaso’ del Po, che abbandonò il delta delle Valli di Comacchio per portare tutte le sue acque nel delta attuale: un evento epocale, che nel 1580 papa Gregorio XIII volle far immortalare nella Galleria delle carte geografiche dei Musei vaticani”.
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