Non c’è pace per le future mamme nella Bassa e dintorni. Protagonisti dell’ultimo fatto consegnato alle pagine di cronaca sono una coppia di Sassuolo divenuti genitori lo scorso 4 ottobre della loro secondogenita. Il fatto è stato reso noto solo il 28 novembre dallo Studio 3A, un’agenzia specializzata in risarcimenti, incaricato dalla coppia.
“R. I., 39 anni, e il marito, L. F. – spiega una nota dell’agenzia – il 4 ottobre, che peraltro è proprio la data presunta per la nascita, dopo una giornata di contrazioni con cadenza ogni cinque minuti, alle 23 decidono di recarsi in ospedale a Sassuolo, dove la partoriente è stata seguita durante tutta la gravidanza, per una visita. Giunti, alle 23.20, nel reparto di Ostetricia, tuttavia, l’ostetrica insiste che la paziente si trova nella stessa situazione di dilatazione del giorno precedente e che le contrazioni sono solo i prodromi e potrebbero anche durare due o tre giorni. Dopo un tracciato di trenta minuti – prosegue il racconto – la sanitaria ribadisce alla 39enne che le contrazioni non sono così vicine, che devono aumentare d’intensità e partire da sopra la pancia e che potrebbero anche fermarsi. Inutili le obiezioni di R. I., la quale, avendo già dato alla luce un figlio, continua invece ad asserire che quelle che sta avvertendo sono contrazioni da inizio travaglio e che stanno anche aumentando d’intensità: “non è ora” taglia corto l’ostetrica, che chiama il medico e la dimette, senza ulteriori visite e con il solo consiglio di fare un bagno caldo o una doccia.
“Quando i genitori e la bimba arrivano in ospedale a Sassuolo, chiedono spiegazioni sulle dimissioni rilevatesi del tutto avventate ma – afferma la nota – sia l’ostetrica che il medico che avevano dimesso R. I. non si degnano di dare loro alcuna risposta”.
“Qui per fortuna non c’è stato alcun sinistro, ma restano da spiegare da parte dell’Azienda Sanitaria – conclude la nota della società a cui i genitori si sono rivolti -, assumendosi le relative responsabilità, una notte traumatica, uno choc che sarà difficile metabolizzare, una serie di decisioni da parte dei sanitari che avrebbero potuto sortire conseguenze fatali, la discutibile gestione del caso che la coppia di Maranello spera non abbia a ripetersi con altri genitori in attesa del parto”.
Immediata la replica dell’ospedale di Sassuolo:
“Per fortuna alla fine è andato tutto bene”. È questa l’unica cosa certa contenuta nella ricostruzione di un parto “rocambolesco” avvenuto a Sassuolo il 4 ottobre scorso e reso noto oggi (28 novembre) dallo Studio 3A. Con una nota diffusa anche ai mass media, lo Studio 3A, per conto della coppia di Maranello protagonista dei fatti, ha scelto di ricostruire la vicenda imputando all’Ospedale di Sassuolo responsabilità e mancanze molto gravi. E l’Ospedale risponde nel merito. Alle ore 00.34 minuti del 4 ottobre 2017 la signora R.I. di 39 anni viene visitata in Ostetricia e Ginecologia in ospedale a Sassuolo perché prossima al parto. La futura mamma viene sottoposta al tracciato, a una ecografia e ad una visita da parte dell’ostetrica di turno e di un medico ginecologo.
Dai controlli effettuati, in linea coi protocolli regionali, emerge che la signora, nonostante esista un’attività contrattile irregolare, non è ancora entrata in travaglio. E per questo motivo le viene chiesto se preferisce attendere in osservazione in ospedale o se preferisce tornare a casa. È la donna quindi che sceglie di tornare al proprio domicilio. D’altro canto, secondo la consolidata pratica clinica, ostetrica e medico lasciano libera scelta alla paziente. Nel rispetto della decisione presa dalla signora, gli operatori sanitari la avvertono quindi che in caso di contrazioni più intense, di perdite ematiche, di scarsa percezione dei movimenti fetali e di perdita di liquido amniotico, deve subito tornare in ospedale. Nel confermarle una situazione clinica priva di particolari criticità, le spiegano che è difficile stabilire i tempi esatti dell’evoluzione del travaglio e che le contrazioni sono soltanto i prodromi che potrebbero durare anche giorni. A questo punto, a differenza di quanto riportato, la signora non viene “dimessa” (non era infatti mai stata ricoverata) ma semplicemente, su sua libera e consapevole scelta, torna a casa in attesa dell’evoluzione del travaglio.
Tutto quello che è avvenuto in seguito, ovvero l’intervento di mezzi di soccorso di AVAP, 118 e Croce Rossa, compreso il parto in ambulanza, non sono di diretta gestione dell’Ospedale di Sassuolo. Pertanto l’Ospedale smentisce quanto sostenuto da Studio 3A nella sua ricostruzione, negando la presenza di personale ostetrico, infermieristico o medico della struttura sulle ambulanze. All’Ospedale non risulta inoltre nessuna chiamata né da parte dei genitori né dai mezzi di soccorso.
Il fatto che sia passata “appena un’ora dalle dimissioni dall’ospedale”, inoltre, conferma quanto detto durante la visita, ovvero che la signora avrebbe potuto attendere proprio in ospedale e verificare l’evolversi della situazione. Nessuna dimissione “avventata” quindi ma semplicemente la gestione puntuale e rispettosa della prassi clinica. In definitiva, un parto certamente “rocambolesco” che ha senza dubbio agitato i genitori ma nel quale non crediamo ci sia alcun tipo di responsabilità da parte dell’Ospedale di Sassuolo.
Nel fare i migliori auguri ai genitori e alla piccola neonata, auspichiamo che una puntuale ricostruzione dei fatti sia utile per evitare di creare allarme infondato nei cittadini.