Minori nelle case di accoglienza e quel mistero sui numeri. Quanti sono realmente? Si sa quanti dovrebbero essere, ma non la presenza effettiva che non è noto alle Amministrazioni locali. Men che meno si sa chi siano, come occupino la loro giornata, di che tipo si sostegno abbiano bisogno. E’ quanto emerge ufficialmente dopo che, messa da parte la cronaca nera di furti e prepotenze varie che spesso li vede protagonisti specie a Medolla e a San Felice, si torna a parlare dei minori nelle case di accoglienza della Bassa. Ragazzini che o arrivano in Italia senza familiari oppure si sono resi colpevoli di qualche reato che non si ritiene necessario venga scontato in carcere ma in una struttura alternativa, la casa famiglia, appunto. Oltre che a Mirandola, a Medolla, mandati qui da tutta l’Emilia-Romagna, ce ne sono due, nella zona di via Pascoli, in cui vivono sedici minorenni e tre neo maggiorenni che provengono da vari paesi dell’Africa, dal Pakistan e dall’Albania, arrivati in Italia da soli e per i quali è previsto un percorso di accoglienza immediato.
La questione è stata affrontata nell’ultima seduta del Consiglio dell’Unione dei Comuni Area Nord di giovedì 30 novembre.
I consiglieri Antonio Platis e Mauro Neri (Forza Italia), e Marco Bergamini, a nome del gruppo Coordinamento Civiche Area Nord, hanno presentato una mozione in merito allo stato di autorizzazione delle case famiglia presenti sul territorio.
A fare il punto sulla seduta è la consigliera Katia Motta che così racconta:
La documentazione richiesta a Ucman da Marco Bergamini e Antonio Platis e che riguarda le autorizzazioni delle comunità è arrivata con il contagocce nell’arco di 60 giorni contro i 30 di legge e l’incontro con i funzionari Ucman ha rivelato che la situazione è a loro poco conosciuta.
Il quadro non è quindi semplice, anche dal punto di vista sociale (oltre alle notizie di cronaca già note, due ospiti sono stati coinvolti di recente in un episodio di furto ad una attività commerciale).
In una delle due strutture di Medolla – è stato spiegato in aula – c’è l’autorizzazione ad ospitare sei persone, mentre la Giunta di Medolla aveva dichiarato per la stessa struttura la presenza di nove persone nell’estate scorsa. Sarebbero tre gli ospiti con criticità, a cui si andrebbero ad aggiungere i due protagonisti dell‘ultimo furto. Inoltre, stando sempre a quello che è stato detto in Consiglio, il gestore non avrebbe accettato alcune proposte di coinvolgimento degli ospiti in attività sportive, culturali e ricreative.
02Una situazione complessa confermata anche dal sindaco di San Felice Alberto Silvestri e dai funzionari dei servizi sociali Ucman. Si spera ora nell’operato della neonominata commissione di vigilanza Ucman, che si occuperà di effettuare i controlli necessari. La normativa, però, prevede posti in deroga, previa comunicazione ai relativi Comuni e a quanto i funzionari dichiarano, la documentazione relativa è disponibile.
Sempre secondo quanto riferito dalla consigliera Motta, uno dei soggetti critici – anche se alla stampa risultano due – è stato spostato negli ultimi giorni dopo numerose insistenze da parte dei servizi sociali Ucman e tutti gli aiuti forniti per avviare contatti utili alle comunità per organizzare attività sul territorio per coinvolgere i ragazzi in modo virtuoso, sarebbero caduti nel vuoto per inerzia delle comunità.
Insomma, il quadro che ne esce non mostra la massima trasparenza, e la minoranza non ha ricevuto le risposte che chiedeva, per capire cosa accade nella Bassa con le strutture di accoglienza per minori che arrivano qui da tutte le parti del mondo. E con lei, i cittadini.
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