Grandi quantitativi di merce pagata in contanti e fatturata ad una società bulgara ma stoccati in un magazzino bolognese intestato ad una srl romana. Un intreccio di società che riconduce con ogni probabilità a un giro di evasione fiscale fatto emergere dalla Polizia municipale di Modena nell’ambito dell’attività finalizzata al recupero tributario. Tale attività, svolta dal Nucleo antievasione fiscale della Municipale e dall’Ufficio tributi, anche attraverso l’incrocio delle banche dati, in base a un accordo tra Anci e Agenzie delle Entrate, determina un’entrata per le casse comunali in rapporto alle cifre recuperate dall’Agenzia delle Entrate una volta terminati gli accertamenti.
In particolare, è stato un furgone parcheggiato in un’area di sosta irregolare a far scattare l’ultima operazione, in ordine di tempo, messa a segno dal Nucleo antievasione della Municipale. Durante un normale controllo di polizia stradale, avvenuto alla fine di dicembre nel pieno dello shopping natalizio, gli agenti della Municipale hanno notato il veicolo in sosta irregolare nell’area di parcheggio di un ipermercato. Tre uomini facevano la spola dall’ipermercato al furgone con carrelli pieni di merce che riponevano nel mezzo.
Dal controllo è però emerso che il veicolo, un Ducato intestato ad una ditta con sede legale a Roma, era adibito a trasporto per uso proprio e non poteva essere invece utilizzato per trasportare merce per conto terzi. Dall’accertamento dell’infrazione è quindi scattata la sanzione in base al Codice della Strada, che comporta anche il fermo del veicolo per 30 giorni.
Al tempo stesso la Municipale ha appurato che la merce acquistata, grandi quantitativi di pannolini per bambini e birre, era destinata a un magazzino situato nel bolognese riconducibile alla società romana; la merce, invece, regolarmente acquistata era stata fatturata a una società bulgara.
I tre uomini, un marocchino di 27 anni e due italiani di 20 e 56 anni orginari di Napoli, tutti residenti nel bolognese, hanno dichiarato di non conoscere la società romana titolare dell’automezzo e di essere dipendenti della società bulgara.
Tante le contraddizioni emerse dai controlli successivi: nella partita iva bulgara usata per la fatturazione della merce c’è una denominazione della società diversa da quella di cui si sono dichiarati dipendenti i tre uomini; inoltre i tre sono stabilmente residenti in Italia, nel bolognese, e a loro carico non risultano redditi percepiti all’estero; è emerso anche che, almeno una volta alla settimana, effettuavano questo tipo di operazione nello stesso come in altri centri commerciali della regione, ed infine, da verifiche dell’Agenzia delle Entrate è anche risultato che la società romana non ha presentato dichiarazioni fiscali nel 2016 e nel 2017 pur risultando attiva.
L’ipotesi è che con un intreccio di fatturazioni, l’iva potesse essere facilmente recuperata tramite l’azienda bulgara, quella che potrebbe essere una cosiddetta società cartiera creata appositamente per emettere false fatturazioni, inoltre, non caricando fiscalmente la merce in magazzino, i prodotti avrebbero anche potuto anche essere altrettanto facilmente venduti in nero al dettaglio.
Dal Nucleo antievasione fiscale di Modena è quindi partita una segnalazione alla Guardia di Finanza di Bologna, ove ha sede il magazzino di raccolta della merce.