Dopo un percorso di ascolto e riflessione durato diversi mesi, l’Amministrazione comunale di Nonantola ha siglato un protocollo con la Caritas diocesana. Lo scopo di questo accordo – spiega una nota del Comune – è quello di sperimentare progetti di comunità rivolti ai nostri concittadini più fragili. Nato dall’idea di strutturare un’accoglienza dei richiedenti asilo qualitativamente superiore e maggiormente sostenibile per la cittadinanza, potrà in seguito essere sviluppato anche in altre direzioni.
La sfida che ci poniamo è di mettere a sistema tutte le forze presenti sul territorio, mantenendo ben distinti ruoli, compiti e responsabilità. L’obiettivo è quello di coinvolgere in un percorso di co-progettazione l’Amministrazione Comunale, la Parrocchia, associazioni di volontariato, enti gestori, cittadini ed in generale chiunque vorrà partecipare. Riteniamo che un percorso di analisi e progettazione in cui tutti gli attori coinvolti acquistino pari dignità, senza disperdere le sollecitazioni spontanee che vengono dal basso, possa portare alla realizzazione di soluzioni innovative con un grande valore aggiunto.
Concretamente l’accordo firmato da tutta l’Unione del Sorbara (con un avvio sperimentale a Nonantola) prevede la costituzione di un tavolo di coordinamento che vedrà la presenza in primis dell’Amministrazione, della Caritas diocesana e degli enti gestori; a mano a mano verrà ampliato con la partecipazione di tutti coloro che vorranno a loro volta sottoscriverlo. Compito di questo tavolo sarà da un lato il riflettere sulla situazione del nostro tessuto comunitario e dall’altro quello di sviluppare micro progettualità specifiche per intervenire sui problemi riscontrati. Al contempo potrà favorire pratiche virtuose.
Ritengo, conclude l’assessore Di Stefano, che questo strumento possa rappresentare un momento di svolta per la nostra comunità. Questa concertazione permetterà di creare veri momenti d’incontro, di scambio e di vicendevole conoscenza in grado di arricchire sia i richiedenti asilo sia la comunità intera. L’aspetto che più ci rende orgogliosi è vedere come tantissimi cittadini, più o meno organizzati, stanno da tempo investendo le proprie energie sul tema dell’accoglienza. Grazie ad un coordinamento di questo tipo il lavoro di tutti sarà ulteriormente finalizzato e diverrà ancora più efficace. Co-progettare inizialmente potrà risultare faticoso, tuttavia, non appena diverrà una modalità automatica di lavoro, permetterà di raggiungere risultati di altissimo spessore utilizzabili non solo per questo tema specifico, ma generalizzabili alla fragilità nel suo complesso.