“Più di 55 euro al giorno per ogni richiedente asilo, in pratica 1600 euro in un mese, come uno stipendio di un lavoratore qualificato. Tanto è arrivata a costare l’accoglienza dei sedicenti profughi nel nostro territorio, tra i più esosi d’Italia nel business immigrazione. Cifre sproporzionate a cui va aggiunta la gestione delle domande d’asilo costate in media 200 euro l’una. Tutto ovviamente pagato con i soldi dei contribuenti… La Corte dei conti, adesso, boccia la gestione Pd dell’invasione, a livello nazionale: peccato che questi dati non siano usciti prima delle elezioni”.
Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione Emilia Romagna, commenta così la delibera della Corte dei Conti emessa lo scorso 7 marzo, relativa alla “Prima accoglienza per gli immigrati”, in Italia.
“Dai dati degli ultimi tre anni emerge come l’Emilia Romagna sia tra le regioni dove l’accoglienza costa di più in Italia, con punte superiori ai 55 euro al giorno rilevate nel 2013, con 40,71 euro al giorno nel 2014 e 33,38 euro al giorno per immigrato del 2015 (ultimi dati analizzati)”, spiega Fabbri in una nota. “Cifre esorbitanti che certificano la folle gestione del governo Renzi Gentiloni, appoggiato in toto dal governatore Stefano Bonaccini, dell’immigrazione forzata in Italia: dai 1000 ai 1500 euro al mese, presi dalle tasche dei cittadini e spesi per mantenere sul nostro territorio clandestini che sostengono, nella grande maggioranza dei casi falsamente, di fuggire dalla guerra”, aggiunge Fabbri “mentre i nostri cittadini sono lasciati soli anche davanti a situazioni difficili che, negli ultimi anni, non sono mancate, come il terremoto, le alluvioni, le crisi economiche…”.
Sempre secondo i dati della Corte “nel 2016 gli immigrati alloggiati nelle strutture regionali erano 12.259, significa che mensilmente per difetto sono stati spesi oltre 12 milioni di euro per sedicenti profughi di cui solo il 13,5% ha poi ottenuto lo status di rifugiato”.
Davanti a questi numeri “è la stessa Corte dei Conti a bocciare la gestione Pd dell’invasione: un business poco trasparente, senza adeguati controlli che spesso non ha nemmeno garantito standard dignitosi di vita”, aggiunge Fabbri. Nella delibera infatti la Corte chiarisce come, a livello nazionale “l’assegnazione dei servizi senza procedure di trasparenza e concorrenza non appare ammissibile” che sono mancati il “monitoraggio degli standard di ricezione e la gestione di possibili resistenze con le comunità locali” e rileva “l’incapacità da parte del Ministero di tracciare la presenza e gli spostamenti dei richiedenti asilo” ricordando che dal 2006 al 2014 si sono resi irreperibili ben 17.892 soggetti in Italia.
Infine, ci sono le costosissime domande d’asilo. “Ogni domanda gestita è costata in media 203,95 euro solo per le procedure base, a cui vanno aggiunti i costi per gli avvocati assegnati in gratuito patrocinio ai richiedenti asilo che hanno fatto ricorso”, spiega ancora Fabbri. “Un vero e proprio salasso per il quale dobbiamo dire grazie al Pd che abbiamo mandato a casa con il voto dello scorso 4 marzo”.