Tornano a crescere i ricavi delle piccole e piccolissime imprese modenesi del commercio, dei servizi e del turismo. Lo dicono i dati dell’Osservatorio di Confesercenti Modena. Il 2017 ha chiuso con un incremento dell’1,9%. Nei primi mesi del 2018, però, nei medesimi settori a livello nazionale, secondo i dati Istat, rispetto al primo trimestre 2017, si segnala un calo dell’1,7%, con ripercussioni anche sul nostro territorio.
Secondo l’analisi dell’Osservatorio di Confesercenti Modena, che ha monitorato oltre un migliaio di imprese, nel 2017 rispetto al 2016 sul territorio la vendita di generi alimentari è risultata in calo di oltre il 2,5 punti percentuali, mentre quella di prodotti extralimentari è stata contrassegnata da una stabilità pari a zero. Meglio i servizi alla persona (con un incremento intorno all’8%), così come i pubblici esercizi, e l’ingrosso.
“Una crescita lieve – questo il commento di Confesercenti Modena – una ripresa che fatica ad essere intercettata, problemi che, nonostante qualche buon risultato di settore, permangono. Senza contare che il 2018 evidenzia un avvio d’anno partito “col freno a mano tirato” per quello che riguarda i consumi in generale. Segno anche di un’incertezza che ha ripreso a manifestarsi e che è dovuta a fattori diversi, tra i quali spicca il da più parti paventato, aumento dell’Iva che significherebbe ulteriori gravi difficoltà per le MPMI”.
Commercio al minuto di generi alimentari. Un’annata certamente non positiva quella che il settore si lascia alle spalle e che nemmeno il periodo natalizio questa volta è riuscito a sollevare: -2,7% il calo dei ricavi rispetto al 2016 tra le piccole attività. Sul territorio sono le Terre D’Argine (-19,2%) e l’Area Nord (-6,2%) a riscontrare i cali più significativi. Invariato il capoluogo, mentre un significativo aumento, +2,7% è stato riscontrato nel Distretto Ceramico. Il risultato comunque denota un crescente difficoltà nel settore, anche a fronte delle nuove aperture di medio/grandi strutture di vendita.
Commercio al minuto di generi extralimentari. L’inversione di tendenza che aveva interessato il settore si è esaurita nella seconda metà dell’anno passato senza alcun incremento rispetto al 2016: 0,0%. Solo il Frignano è cresciuto di oltre il 10%, mentre restano in territorio negativo tutte le altre aree della provincia.
Pubblici esercizi e turismo. Ambito che continua la sua crescita, forse un po’ lenta ma costante: +3,5%. A suo favore una ripresa delle consumazioni nei pubblici esercizi, legate in modo particolare agli arrivi turistici ed alle permanenze, ma pure all’incremento di qualità nell’offerta. Le zone in cui si sono registrati i risultati migliori con circa un +10% la Montagna e le Terre d’Argine. In lieve calo il capoluogo: -1%.
Ingrosso ed intermediazione. In tenuta ma con una crescita minore di 2 punti percentuali. L’ingrosso continua la sua fase di consolidamento. In questo caso i risultati migliori arrivano da Capoluogo e Terre d’Argine. Meno bene i servizi di intermediazione dove l’andamento non positivo degli affari caratterizza un po’ tutta la provincia, con la montagna più penalizzata che altre zone.
Servizi alla persona. In aumento – almeno lo scorso anno – la domanda relativa al benessere delle persone, come del resto significativo risulta l’incremento: +7,8%. Resta comunque un trend da confermare nel corso del 2018, dato che anche in questo particolare settore, l’avvio d’anno presenta una frenata dei consumi. La zona delle Terre dei Castelli è quella contrassegnata dall’incremento maggiore di richiesta, che è positiva anche a Modena.
“Pur accogliendo positivamente il debole segnale di ripresa 2017 – ha commentato Marvj Rosselli, direttrice provinciale di Confesercenti Modena –dobbiamo evidenziare come i primi dati relativi al 2018 mostrino la necessità di mettere in campo provvedimenti, urgenti e straordinari ancorché temporanei, a sostegno delle vendite ed in particolare delle MPMI del commercio. L’attuale incertezza politica rischia di deprimere ulteriormente i consumi interni, già minati dalla riduzione della capacità di spesa della famiglie, procrastinando le azioni necessarie a scongiurare l’aumento dell’Iva (che porterebbe ad un’ulteriore contrazione delle vendite per 23 miliardi in tre anni) e non consentendo l’adozione di misure di sostegno (come ad esempio l’estensione del credito di imposta, già introdotto per le librerie indipendenti) per le piccole imprese del terziario”.