“Chiusi appena 6 cantieri su 10”. E’ il bilancio dei comitato terremotati Sisma 12 a sei anni dal sisma Emilia 2012. Prendendo gli stessi dati della Regione Emilia-Romagna sulla ricostruzione, ricordano chi è rimasto indietro
E siamo ad un altro 20 maggio. Il sesto dal sisma.
Ormai del terremoto emiliano se ne parla solo in occasione della ricorrenza; tanto per tutti quelli fuori dal “cratere” il problema della nostra “ricostruzione” è stato risolto da un pezzo; c’hanno addirittura rifatto le case “a gratis”, più belle di prima e, magari, pure coi rubinetti d’oro. Insomma: c’abbiamo guadagnato. Che culo, eh!
Poi, però, capita che tra le lenzuolate di miliardi di euri di contributi assegnati, sciorinate dal rapporto della Regione, scopriamo che, sulle circa 10.500 pratiche presentate per la ricostruzione privata (il cosiddetto mude) sono stati chiusi, ad oggi, circa 6.100 cantieri (solo il 60%) .
Possiamo davvero considerarlo un successo?
Forse. Soprattutto vivendo la “ricostruzione” dai piani alti di via Aldo Moro – Bologna.
Noi continuiamo a pensare sia stato un grave errore espropriare i cittadini della possibilità di decidere sulla ricostruzione della propria abitazione e, così, si sia persa una occasione di effettiva modernizzazione del territorio a parità di costi.
Perché in quel 40% di “casi sporadici” (!) ancora fuori dalla propria casa cè chi non ce la fa a coprire le differenze tra il contributo ed il costo effettivo della ricostruzione di casa sua, essendo obbligato a rispettare i parametri di un demenziale “dov’era e com’era” per un immobile ormai sovradimensionato rispetto alle proprie esigenze; o chi non è riuscito a partire coi lavori per colpa di una burocrazia spesso illogica e comunque degna della peggiore Bisanzio (e su questo pericolo avevamo messo in guardia la struttura commissariale), o chi non è riuscito ancora a completare la ricostruzione della propria casa perché l’impresa incaricata è fallita, strozzata dai tempi per i rimborsi troppo lunghi (così come avevamo denunciato già a Febbraio del 2013), o tanti altri casi “strani” come questi.
Che dire… confidiamo che, almeno, per i prossimi anniversari ci venga risparmiata questa stucchevole retorica autocelebrativa.
Buon anniversario.