BONDENO – Si mette a piangere in Caserma e ammette le minacce: nasce da una mamma di Bondeno la brillante azione antidroga dei Carabinieri. Qualche mese fa la signora si era recata in caserma a Bondeno a denunciare col marito il danneggiamento della propria auto. Non voleva aggiungere di più ma si è messa a piangere e grazie alla sensibilità di un Carabiniere ha ammesso le terribili minacce che la famiglia riceveva da una banda di spacciatori con cui il figlio aveva un debito.
Ma dietro quel piccolo fatto di cronaca e a una caserma di provincia c’era una vasta rete di spaccio internazionale di droga con base a poca distanza da Finale Emilia, a Bondeno, appunto.
Martedì mattina in diverse località dell’Emilia-Romagna, della Toscana, della Lombardia e della Sicilia, i carabinieri del comando provinciale di Ferrara, insieme ai colleghi di Bologna, Modena, Parma, Brescia, Mantova, Firenze, Pisa e Pistoia stanno dando esecuzione a 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Bologna su richiesta della Dda, guidata dal procuratore capo Giuseppe Amato. L’operazione denominata ‘Sottobosco’ arriva al termine di un’indagine cominciata nel 2016, che ha permesso di documentare l’esistenza di un’associazione a delinquere specializzata nel traffico di cocaina importata dall’Olanda. Numerose le perquisizioni in corso da parte dei carabinieri.
La ricostruzione dei Carabinieri
L’attività investigativa svolta ha avuto origine in data 13 marzo 2016 quando, presso la Stazione Carabinieri di Bondeno (FE) si presentava una coppia del luogo per denunciare il danneggiamento della propria autovettura mediante il taglio dei pneumatici.
Inizialmente i denuncianti non aggiungevano alcun dettaglio in ordine al contesto nel quale l’episodio andava inquadrato ma, durante la loro permanenza presso gli uffici, la moglie attirava l’attenzione di un Carabiniere a causa di un pianto improvviso.
Il militare avvicinava la donna allo scopo di comprendere il motivo delle sue lacrime, riscontrando uno stato di profonda inquietudine che pervadeva la coppia a causa di numerose minacce pervenute loro da creditori del loro figlio che, a loro dire, aveva contratto ingenti debiti con spacciatori di droga. La donna riferiva di temere per la propria stessa vita, asserendo di aver ricevuto minacce in tale senso.
A causa del comportamento violento e minaccioso del figlio tossicomane, la coppia si vedeva costretta a richiedere l’intervento dei Carabinieri di Bondeno (FE) in ben quattro occasioni tra il 17 e il 20 marzo 2016.Nel corso di tutti gli interventi i militari apprendevano ulteriori particolari circa la situazione creatasi a seguito delle pressioni e delle minacce di cui erano vittime i coniugi: emergeva il “trattenimento” della carta di circolazione della loro autovettura in uso al figlio da parte di alcuni spacciatori, che restituivano il documento solo dopo il saldo del debito da parte del padre.
Le indagini hanno consentito, dapprima, di fare luce sull’episodio estorsivo denunciato dalla coppia e, successivamente, di svelare una fitta ed organizzata rete di spaccio di sostanze stupefacenti . Pertanto, le indagini si sono orientate in tale direzione, indentificando il cittadino marocchino J. M.come il fornitore di cocaina destinata ai referenti del gruppo operanti in Bondeno (FE).Risalendo poi la struttura organizzativa – di “tipo piramidale” e caratterizzata da una spiccata propensione alla violenza – capeggiata dal citato J. M. emergeva la cogestione paritaria degli affari illeciti con cinque cittadini albanesi (D. D., D.E, D.I, D. B e A. K), operanti tra le province di Pisa e Firenze, che curavano l’approvvigionamento di cospicui quantitativi di cocaina dall’Olanda, servendosi di una rete di corrieri e immettevano la droga sui mercati emiliano-romagnoli (province di Ferrara, Bologna, Modena e Parma, dove i marocchini svolgono attività lavorativa di braccianti agricoli) e sino ad arrivare alla Toscana (dove gli albanesi sono radicati con attività nel settore dell’edilizia) quale terminale finale per il rifornimento della province di Pisa, Firenze e Lucca, in particolare lo “sballo della Versilia”.
I numerosi contatti e le frequentazioni intrattenute dagli indagati, hanno dimostrato la comune appartenenza degli stessi ad un articolato ed omogeneo contesto criminale “gerarchizzato” determinato a dominare il mercato della cocaina nelle aree geografiche in cui agivano le diverse propaggini, massimizzando, in tal modo, i margini di guadagno.
Gli episodi illeciti emersi hanno dimostrato che gli indagati hanno preso parte, con intento e prospettiva di stabilità e secondo modalità ricorrenti, ad una serie di illecite transazioni, ciascuno con ruolo predefinito, ma tutti indirizzati dalla mente del sodalizio, l’indiscusso capo J.M.. È lui, infatti, che reggeva le fila dei “suoi”, conducendo personalmente le trattative per gli acquisti con il gruppo degli albanesi, ma anche impartendo precise istruzioni sul da farsi nelle singole operazioni illecite e disponendo dei concorrenti quali sottoposti, chiamati a intervenire singolarmente o in raccordo, secondo prestabilite modalità e relative all’utilizzo dei veicoli, all’occultamento dello stupefacente e alla gestione del danaro.Ingenti i guadagni. Basti pensare al basso costo d’acquisto su ogni chilogrammo reperito, che si aggirava al di sotto di 35.000 curo, quando sulle comuni “piazze” si parlava di cifre che oscillavano dagli 80 a 120 Euro al grammo. Tenendo conto del contenuto medio di principio attivo nelle singole dosi sequestrate, da un chilogrammo di cocaina se ne possono ricavare – se molto ben “tagliata” – quattro chili e mezzo che, venduta a 80 euro al grammo, equivalgono a 360 mila curo. Questo dato, da solo, rende l’idea della cospicuità dei margini di lucro che l’attività illecita offre.
I soggetti arrestati sono tutti regolari sul territorio nazionale e residenti e domicilianti nelle zone dove hanno commesso i reati. Alcuni di loro sono nulla facenti.
Durante l’intera attività di investigativa sono stati compiuti diversi sequestri di sostanze stupefacenti, per un totale di 7 chilogrammi di cocaina.
Nel corso delle perquisizioni di questa mattina sono stati recuperati complessivamente 28.000 euro in contanti.
Sono stati impiegati 140 militari, 3 unità cinofile e un elicottero.