FINALE EMILIA – La base era a Pieve di Cento, una diramazione importante era a Finale Emilia. Si tratta di un traffico di rifiuti, anche pericolosi, la cui ‘regia’ sarebbe stata gestita da un ferrarese di 68 anni e dalla figlia di 27 in un capannone a Pieve di Cento, in provincia di Bologna, dove sono stati trovati batterie esauste, parti di ottone, rame, alluminio e piombo.
A scoprirlo è stata la Polizia giudiziaria ‘Sezione Rame’ del Compartimento di Polizia ferroviaria per l’Emilia Romagna dopo due anni di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Bologna. Secondo gli accertamenti, condotti dal pm Stefano Orsi, la ditta avrebbe movimentato 936.310 kg di rifiuti speciali, per un valore di oltre 5 milioni di euro. A giugno, 31 persone sono state denunciate in stato di libertà per traffico illecito di rifiuti, tra queste ci sono anche rappresentanti di numerose ditte emiliano-romagnole del settore che effettuavano operazioni simili: da Finale Emilia a Minerbio, da San Giovanni in Persiceto e Castelmaggiore a Russi e Faenza, da Savignano sul Rubicone fino a San Benedetto del Tronto nelle Marche: tutti avrebbero preso parte allo smistamento illegale di rifiuti;.
Il padre e la figlia ferraresi sono stati denunciati anche per riciclaggio.