Non le manda a dire il preside Giorgio Siena a chi ha puntato il dito contro gli insegnanti dell’Istituto tecnico professionale Cattaneo colpevoli – secondo certi commentatori- di non aver saputo rimettere in carreggiata gli alunni della prima A che sono finiti metà bocciati, in sei promossi e tutti gli altri rimandati. Un caso limite che ha creato dibattito, anche perchè tra i ragazzi bocciati ci sono quelli protagonisti dell’arcinoto lancio del cestino della spazzatura addosso a una professoressa, i quali dopo i fatti cambiarono scuola.
Il preside Siena difende il lavoro degli insegnanti spiegando che c’è stata una situazione difficile, anche a causa della scarsa collaborazione, se non della vera e propria ostilità, di certe famiglie. Ecco cosa scrive:
Come dirigente scolastico della scuola Luosi – Pico (istituto della classe 1A professionale) preciso che la percentuale dei non ammessi dell’intero istituto è il 3,45%. Nelle classi prime, a parte una classe del tecnico (28% non ammessi), in molte classi tutti promossi (o qualche materia da studiare d’estate) o non più del 5% non ammessi. La classe 1A ha avuto insegnanti già all’inizio della scuola che hanno lavorato con serietà e con grande impegno e professionalità per cercare di coinvolgere studenti che con la scuola di fatto avevano già chiuso (purtroppo). Molti studenti di 16 anni, o quasi, per i quali l’iscrizione era la sola alternativa possibile alla strada e che le famiglie hanno collocato a scuola, senza assumersi responsabilità. Quando un adolescente non ha sviluppato livelli minimi di educazione e rispetto civico non vi sono strumenti sufficienti per l’inclusione nella classe, e ogni giorno diventa una battaglia logorante per condurre a termine una giornata di scuola. Mi dispiace per gli insegnanti che non hanno meritato le molte insolenze, anche da parte di qualche genitore. Ho incontrato, o cercato di incontrare le famiglie, più volte. Abbiamo fatto tutto ciò che si doveva. Posso dire che ai 6 promossi va tutta la mia stima e l’affetto per aver voluto vivere con tenacia e determinazione un anno di scuola, nonostante tutto. Abbiamo 4 anni per recuperare il tempo perso.