Si torna a parlare della mancata fusione tra i comuni di Bomporto e Bastiglia. L’occasione è stata un’interrogazione del gruppo “Per Bomporto Solidarietà e Progresso” nel corso della seduta del Consiglio comunale di Bomporto del 12 settembre.
A rispondere è stato il sindaco Alberto Borghi che ha ripercorso le tappe della vicenda e, senza troppi giri di parole, ha attaccato la collega di Bastiglia imputando a quel comune la mancata fusione.
Borghi, in un lungo post sui social che riprende l’intervento in Consiglio, ha ricordato che il 30 giugno 2018 è “è stata l’ultima data utile affinché i Consigli Comunali di Bomporto e Bastiglia potessero avviare il percorso ufficiale per arrivare prima al Referendum popolare poi, all’eventuale scioglimento dei due comuni e, conseguentemente alla creazione del Comune unico (in caso di vittoria dei sì ed approvazione del progetto di fusione da parte dei due Consigli Comunali e dell’Assemblea Legislativa Regionale)”.
L’avvicinarsi delle elezioni regionali nel 2019, però, aggiunge Borghi, “rendono impraticabile l’indizione di referendum alcuni mesi prima della fine della Legislatura regionale”.
Ecco allora perché “risulta quindi impossibile dare seguito, all’interno di questa legislatura, al processo di fusione che, nel caso, potrà essere ripreso solo nella prossima legislatura sia comunale che regionale, ovviamente sempre che le nuove amministrazioni siano concordi”.
Fin qui il riepilogo dell’iter istituzionale, poi arriva la stoccata:
Per quanto riguarda le attuali amministrazioni di Bomporto e Bastiglia, posso affermare che mentre Bomporto, anche come unanimità dei gruppi presenti in Consiglio Comunale, è sempre stato pronto, all’indomani della presentazione al Consiglio Comunale dell’esito dello Studio di Fattibilità, ad avviare il percorso di confronto con i cittadini, per una partecipazione diretta che potesse portare al Referendum sulla fusione dei due comuni e al progetto del futuro ente unico; Bastiglia dopo alcuni mesi dalla presentazione dello Studio di Fattibilità ha cambiato idea sulle tempistiche, impedendo qualsiasi confronto anche fra le due amministrazioni, se non singoli incontri fra i due Sindaci e Vice Sindaci.
Due visioni politico/amministrative differenti, che hanno portato ad un nulla di fatto.
Secondo Borghi, la sua Amministrazione era pronta ad avviare un percorso partecipato con i cittadini, predisporre l’assetto organizzativo del nuovo ente e al tempo stesso il Consiglio comunale avrebbe potuto lavorare alla stesura di uno statuto del nuovo ente.
Tutto questo consapevoli che lo studio di fattibilità, presentato nel dicembre del 2016 al Consiglio Comunale, come anche evidenziava il gruppo Movimento 5 Stelle nelle osservazioni depositate il 23 gennaio 2017, risulta incompleto e non preciso, ma certi del fatto che nessun operatore esterno possa conoscere nel dettaglio cifre e organizzazione meglio di quanto non la conoscano i tecnici che giornalmente operano all’interno del comune e, sulla base delle griglie predisposte da chi ha realizzato lo studio di fattibilità, è in grado di costruire una proposta il più puntuale e veritiera possibile, in modo da restituire alla parte politico/amministrativa la decisione finale sulla proposta di assetto del nuovo Ente.
Stando a quanto riferisce il primo cittadino, a Bastiglia invece le cose sono andate diversamente:
Dall’altro l’Amministrazione di Bastiglia, che partendo della lettura dello studio di fattibilità ritiene che sia necessario l’individuazione di un soggetto esterno capace di approfondire meglio lo studio, fornendo anche risposte ai dubbi e soluzioni per la costruzione dell’assetto organizzativo del nuovo Ente. Questo anche prima di coinvolgere consigli comunali e cittadini.
Di fatto uno spostare in avanti la decisione dopo maggiori approfondimenti e analisi, pur facendo sapere l’interesse per il percorso di fusione, ma non in questa legislatura.
Alla luce di queste visioni differenti, e dell’indisponibilità dell’Amministrazione di Bastiglia di un confronto in primis fra le due Giunte e poi fra i due Consigli Comunali, il percorso si è interrotto e non è stato possibile presentare ai rispettivi Consigli Comunali la delibera atta all’avvio del processo di fusione.
La fusione avrebbe portato, aggiunge Borghi, “risparmi strutturali teorici di circa 85 euro a cittadino, per un totale teorico di oltre 1.2 milioni di euro da poter giostrare all’interno delle spese in conto corrente per servizi, diminuzione imposte, etc.”. Inoltre, “la contiguità geografica e la collocazione dei nostri due Enti Locali all’interno del punto più critico del Nodo Idraulico di Modena può costituire, per il nuovo Ente, un punto di forza nelle azioni di prevenzione idraulica nei confronti degli Enti sovraordinati e preposti alla tutela dei corsi d’acqua”.
Per questo conclude il Sindaco:
la mancata fusione e la conseguente posticipazione alla nuova legislatura, con le incertezze su risorse ed opportunità a disposizione, è sicuramente a svantaggio del bene dei cittadini e dei territori delle due comunità.
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