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Danni da cimice asiatica, la Regione annuncia 2,7 milioni sul prossimo bando

da | Ott 20, 2018 | Finale Emilia, Agricoltura | 0 commenti

Entro la fine dell’anno sarà aperto un nuovo bando del Programma di sviluppo rurale rivolto alle aziende agricole per l’acquisto di reti antinsetto,sul quale è previsto un finanziamento di 2,7 milioni di euro. Lo annuncia in una nota la Regione Emilia-Romagna per contrastare la cimice asiatica, il fastidioso insetto che non punge, non è pericoloso per il genere umano, ma causa gravi danni alle produzioni agricole e può diventare fastidiosa quando si annida negli edifici.

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) si nutre infatti di piante danneggiando i raccolti e in autunno migra verso abitazioni, cantine e magazzini per passare l’inverno. Anche il caldo anomalo di questo periodo è una delle cause dell’invasione di sciami di cimici e in diverse aree dell’Emilia-Romagna si registrano numeri preoccupanti.

“La Regione ha messo in campo differenti strategie- spiega l’assessora regionale all’Agricoltura Simona Caselli – per contenere la diffusione e limitare i danni provocati dall’insetto, cercando comunque di salvaguardare gli equilibri biologici dei diversi agroecosistemi del nostro territorio. In particolare, sarà aperto entro la fine dell’anno un nuovo bando del Programma di sviluppo rurale rivolto alle aziende agricole per l’acquisto di reti antinsetto,sul quale è previsto un finanziamento di 2,7 milioni di euro. Questo intervento, che segue quello del 2017 per 10 milioni di euro, è stato predisposto raccogliendo anche i suggerimenti e le esigenze espresse dagli agricoltori e dalle associazioni, legati alle caratteristiche delle aziende del nostro territorio. Il bando prevederà nuove tipologie di intervento come le coperture monofila dei frutteti e sarà possibile fare domanda per opere fino a 2.500 euro per consentire l’accesso anche alle aziende di ridotte dimensioni”.

Le azioni della Regione sono rivolte sia agli agricoltori sia ai cittadini per l’allarme suscitato dal proliferare dell’Halyomorpha halys. A questo proposito, il servizio Fitosanitario regionale ha pubblicato nel 2015 e costantemente aggiornato un vademecum per affrontare l’invasione delle cimici informando sulle misure da adottare, le azioni per prevenirne e contenerne la presenza in casa e l’uso responsabile degli insetticidi,  poco utili per questo tipo di insetto.

Per quanto riguarda la ricerca, è stato finanziato dal Psr sulla misura ‘Innovazione’ un progetto, a cura di un Gruppo operativo formato da imprese agricole ed enti di ricerca, sul contrasto alla cimice. Lo studio, che terminerà nel 2019 con un investimento di 380 mila euro, riguarda i predatori naturali dell’insetto, le tecniche di monitoraggio, le trappole e le modalità di difesa passiva.

Un secondo progetto di tipo sperimentale, sin dal 2016 è direttamente finanziato dalla Regione al Consorzio Fitosanitario di Modena con 30 mila euro all’anno e viene realizzato in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, il Centro di ricerca Crea. Qui vengono studiate le possibilità di impiego di alcune specie di insetti antagonisti autoctoni che attaccano le uova della cimice, riducendo di molto la popolazione degli insetti.

Ulteriori interventi riguardano la formazione e l’aggiornamento per gli agricoltori: la Regione, attraverso il servizio Fitosanitario regionale, ha organizzato numerosi incontri nelle province interessate sui sistemi di lotta e di contrasto attualmente a conoscenza del mondo scientifico.

La diffusione della cimice asiatica

La dannosità di questa cimice è aggravata, oltre che dalla sua polifagia, dall’elevato tasso riproduttivo, dalla facilità con cui si sposta nell’ambiente e dalla limitata efficacia, messa in evidenza da prove sperimentali, di numerosi agrofarmaci impiegati in frutticoltura. Gli attacchi, in particolare sul pero, hanno assunto particolare intensità nel modenese; tuttavia si sono evidenziati problemi, su diverse colture frutticole, anche nelle province di Bologna, Reggio Emilia e Ferrara. In Romagna l’insetto è stato ritrovato con facilità in tutte le località della pianura ravennate fino all’area pedecollinare. Si segnala una minore presenza verso il litorale e nell’area centrale della provincia.

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