SAN FELICE SUL PANARO – Prescrizione per le sanzioni, assoluzione per il reato. Ovvero, non c’è nessuna responsabilità penale da parte della ditta Bianchini nello smaltimento dell’amianto a San Felice sul Panaro. E nessun risarcimento per chi è stato danneggiato. Lo ha decretato la sentenza di primo grado del processo Aemilia sulle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post sisma. Nell’ambito dello stesso processo Aemilia il titolare della impresa edile Bianchini di San Felice, Augusto Bianchini, è stato condannato a 9 anni e 10 mesi di carcere per vari reati tra cui concorso esterno in associazione mafiosa, la moglie Bruna Braga è stata condannata a 4 anni di carcere mentre dovrà scontare 3 anni il figlio Alessandro Bianchini.
Ma nessuna pena è stata prevista per l’inquinamento con amianto avvenuto prima al campo sportivo di San Biagio e a Ricommerciamo di San Felice e ora nel deposito della Bianchini al Polo Industriale di San Felice dove un grande cumulo di terra infetta lo scorso anno stato coperto da un telone che ne garantisce la sicurezza a scadenza, fra 4 anni. Si tratta di oltre cento tonnellate di rifiuti edili che attendono una soluzione definitiva dai giorni del sisma. La copertura messa negli scorsi anni si era infatti sfaldata, e con le vicissitudini giudiziarie dell’impresa non si capiva come risolvere la questione. Smaltire correttamente quei rifiuti portandoli altrove, infatti, ha un costo elevato, di circa 15 milioni di euro.
A portare avanti l’operazione di messa in sicurezza lo scorso anno è stata la stessa azienda Bianchini che passò di mano dalla famiglia sanfeliciana allo Stato in amministrazione controllata, guidata dall’avvocato Rosario Di Legami. Il legale ha portato avanti in questo periodo diverse operazioni per ripristinare la legalità e permettere di far lavorare l’azienda. Anzitutto la riammissione dell’impresa nella white list, in modo da non perdere gli appalti. Poi uno dei primi interventi, a giugno 2015, fu lo smaltimento di detriti contaminati da amianto già avvenuto nell’area di San Biagio a San Felice, e la consegna ai vigili del fuoco di quaranta camion confiscati alla ‘ndrangheta.
Con la sentenza di primo grado di Aemilia la questione amianto non è più un problema della Bianchini, a meno che qualcuno non decida di fare ricorso in appello. L’accusa aveva contestato ai Bianchini il reato ambientale relativo al recupero e miscelazione di rifiuti contenenti amianto, ma i giudici non hanno ravvisato la presenza del reato penale, mentre per quanto riguarda le contestazioni civili, la questione è caduta in prescrizione.
Se la sentenza non verrà ribaltata in appello, i 15 milioni di euro li dovranno tirare fuori i cittadini. Chi tra Governo, Ministero, Comune, nello specifico, sarà un altro giudice a stabilirlo.
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