MIRANDOLA – Pico della Mirandola fu avvelenato con l’arsenico. A chiarire la causa della morte del grande umanista e filosofo scomparso a soli 32 anni e avvenuta in circostanze misteriose nel 1494 a Firenze, arriva ora lo studio pubblicato sul Journal of Forensic and Legal Medicine e nato dalla collaborazione fra le università italiane di Pisa, Bologna e del Salento con quella spagnola di Valencia, la britannica di York e il tedesco Max Planck Institute e con gli esperti del Ris di Parma.
Ossa, unghie, tessuti molli mummificati, vestiti, legno della cassa trovati nella sepoltura e conservati in un chiostro vicino alla basilica fiorentina di San Marco, sono stati sottoposti a una serie di analisi di carattere biologico e chimico-fisico sia per confermare l’identificazione dei resti, sia per rilevare l’eventuale presenza del veleno.
L’immagine di un’unghia di Pico della Mirandola vista con il microscopio elettronico a scansione; la traccia biancastra è la spia dell’esposizione all’arsenico (fonte: Università di Pisa)
Così dopo 500 anni è emerso che il decesso fu provocato non dalla sifilide ma dall’arsenico. “Gli esami – ha spiegato Fulvio Bartoli, del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa – hanno dimostrato che nei resti del filosofo erano presenti segni riconducibili a intossicazione da arsenico e che i livelli del veleno erano potenzialmente letali, compatibili con la morte per avvelenamento acuto. Ovviamente è difficile dimostrare che sia stato un avvelenamento intenzionale, anche se questa ipotesi è sostenuta da varie fonti documentali e storiche”.
In particolare, i ricercatori hanno utilizzato un approccio multidisciplinare mettendo insieme analisi antropologiche e documentali, datazione al radiocarbonio e analisi del Dna antico accanto a sofisticate tecniche di microscopia ottica ed elettronica. “La nostra indagine – conclude Bartoli – ha riguardato anche le spoglie di un altro grande umanista, Angelo Poliziano, anche lui scomparso prematuramente nel 1494 e inumato in una tomba vicina a quella di Pico. In questo caso però non risulta confermata l’ipotesi dell’avvelenamento perché i livelli di arsenico trovati sono piuttosto attribuibili a un’esposizione cronica al veleno, causata probabilmente da fattori ambientali o trattamenti medici”. (Ansa)