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Dimissioni delle donne con figli, record di casi sospetti nel Modenese

da | Dic 15, 2018 | In Primo Piano, Mirandola | 0 commenti

Dimissioni delle donne con figli, record di casi sospetti nel Modenese. Sono infatti 16 le violazione riscontrate nel 2017 dal parte degli Ispettorati del lavoro nel Moedenese. e sembrano poche, bisognaguardare i dati complessivi. Cinquantadue casi totali nelle nove province emiliano-romagnale e 7 violazioni a Bologna, 4 a Ferrara, 3 a Forlì-Cesena, 9 a Parma, 11 a Piacenza, 2 a Ravenna e nessuna a Rimini e Reggio Emilia. Il 10% delle  domande di dimissione anticipata sono state annullate dall’organo ispettivo ministeriale. Tutte riguardano le lavoratrici madri e sono riconducibili alla mancata fruizione di congedi, riposi, permessi legati alla gestazione o alla cura dei figli: 14 nell’ambito industriale, 4 nell’edilizia, 34 nel terziario.

I dati provengono dal protocollo d’intesa sottoscritto in Assemblea legislativa tra la consigliera di parità Sonia Alvisi, nuova figura di garanzia regionale dell’Assemblea legislativa e Stefano Marconi, responsabile dell’Ispettorato del lavoro interregionale di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche, in collaborazione con le associazioni sindacali.

Sette articoli per contrastare le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro e tutelare le madri e i padri lavoratori. Promuovere una cultura della reciprocità, del rispetto, della valorizzazione della genitorialità anche in azienda. Non è un caso che questo protocollo- il cui scopo è quello di contrastare e governare le dimissioni premature dal lavoro legate all’accudimento dei figli- sia una delle prime azioni messe in campo da Alvisi, la cui funzione, prima in capo all’assessorato al lavoro, è ora collocata nell’area dei diritti del parlamento regionale: le consigliere e i consiglieri di parità, organizzati su base territoriale provinciale, si occupano di promozione delle pari opportunità, di vigilanza e rilevazione di situazioni di discriminazione di genere nel mondo del lavoro.

Parlando di numeri, la Regione Emilia-Romagna registra un tasso di occupazione femminile del 63%, superiore di 5 punti alla media nazionale, ma i problemi di accesso delle donne al mondo del lavoro permangono. Il problema principale resta quello delle dimissioni volontarie. “Nel nord Italia- ha spiegato Marconi- sono una cifra molto più alta rispetto al resto del Paese: si parla, infatti, di 21.926 dimissioni presentate (mentre in centro Italia sono 8.652 e al sud Italia sono 4.515). Guardando la nostra regione, nel 2016 (dato rilevato l’anno scorso dall’Ispettorato) in Emilia Romagna sono state 3.609 (terza dopo Lombardia e Veneto, il 53% di queste nelle Pmi sotto i 15 dipendenti). Per quanto riguarda le fasce dì età tra le donne, il 58% ha dai 26 ai 35 anni, il 34% tra i 36 e i 45 e solo l’1% sopra i 45 anni. Per quanto riguarda gli uomini: il 71 per cento ha tra i 26 e i 35 anni, il 19% tra i 36 e i 45 anni e il 4% ha oltre i 45 anni. “Un dato importante – secondo Alvisi – nonostante la nostra sia una regione all’avanguardia. Dunque, questa che partirà oggi è una collaborazione importante perché nel momento in cui l’ispettore segnala problematiche, la consigliera di parità esaminerà il caso per capire i motivi che portano alle dimissioni”.

Sono diverse, però, le motivazioni che spingono gli uomini e le donne a presentare le dimissioni. Gli uomini, tendenzialmente, rinunciano al loro lavoro per altre prospettive occupazionali (il 72%, infatti, rinuncia per altro mestiere). Solo il 2% rinuncia per occuparsi del neonato. Percentuali, ovviamente, molto diverse se si guardano i dati femminili: il 37% delle donne, infatti, rinuncia a fare il proprio lavoro per occuparsi del bambino (vuoi per assenza di parenti che possono aiutare o per i costi troppo elevati dei nidi o perché il bambino non è stato accolto all’asilo). Solo il 27% si dimette per scegliere un altro lavoro.

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