Dopo le rivelazioni del presidente della Commissione Ichese, sale la rabbia sul territorio. A quasi cinque anni dalla pubblicazione del report, Peter Styles, professore emerito di geofisica all’Universita di Keele, ha rilasciato un’intervista in cui lamenta fughe di notizie, pressioni da parte delle aziende titolari delle concessioni minerarie e scarsa trasparenza nelle istituzioni, ma soprattutto afferma: “Con il senno di poi, non sono sicuro che tutte le informazioni che avrebbero potuto essere rilevanti per le nostre decisioni siano state messe a nostra disposizione e quindi potrebbe essere prudente – alla luce degli eventi devastanti del 2012 e con un occhio al futuro – dare un’ulteriore occhiata a queste attività considerando l’enorme e accurato lavoro svolto in merito negli ultimi anni, specialmente negli Stati Uniti”. Ecco il commento di Antonino Spica – Consigliere Comunale a Bastiglia (MO) e Francesca Santarella – Meetup A riveder le stelle Ravenna
Sui quotidiani on line dei territori devastati dal sisma del 2012, costato la vita a 27 persone, leggiamo con sconcerto dell’intervista alla rivista scientifica Sapere rilasciata del geofisico inglese Peter Styles. Egli lamenta, relativamente alla Commissione ICHESE, diversi presunti illeciti. Styles fu presidente della ICHESE dal 2012 a 2014, commissione che in teoria doveva – tardivamente – stabilire se la sequenza sismica era stata innescata da attività produttive nel sottosuolo (stoccaggi gas, geotermia, estrazione idrocarburi). Egli ha parlato nell’intervista di fughe di notizie, pressioni da parte delle aziende titolari delle concessioni minerarie e scarsa trasparenza nelle istituzioni. Styles ha dichiarato, secondo l’articolo a firma di Enrico Bonatti: “Con il senno di poi, non sono sicuro che tutte le informazioni che avrebbero potuto essere rilevanti per le nostre decisioni siano state messe a nostra disposizione e quindi potrebbe essere prudente – alla luce degli eventi devastanti del 2012 e con un occhio al futuro – dare un’ulteriore occhiata a queste attività considerando l’enorme e accurato lavoro svolto in merito negli ultimi anni, specialmente negli Stati Uniti”. Queste le gravissime affermazioni di Styles: nelle conclusioni del Rapporto ICHESE risulterebbe omesso che nello stoccaggio gas Stogit di Minerbio, poco prima del sisma, in zone considerate prossime agli epicentri del 20 e del 29 maggio, fossero state effettuate iniezioni sperimentali di gas in sovrappressione, ovvero ad un valore superiore a quello che si aveva nel giacimento quando fu sfruttato per le estrazioni. Si consideri che anche per lo stoccaggio gas di Edison San Potito Cotignola tra Bagnacavallo e Ravenna si prevede la tecnica delle “sovra-pressioni” di gas oltre la soglia naturale, ovvero: per ovviare la risalita dell’acquifero che riduce sensibilmente le capacità di stoccaggio del giacimento, cioè il guadagno per il proponente che stocca d’estate e rivende a prezzi maggiorati d’inverno, si vuole mandare in sovrappressione il sito di stoccaggio gas. Questo si vuole fare – alla luce anche dei recenti terremoti ravennati recenti – in zona con faglie sismogenicamente attive e a fortissima subsidenza che, come si sa, gli stoccaggi possono favorire, in maniera anche sostanziale, grazie alla compattazione continua che si attua mediante l’innalzarsi e l’abbassarsi dei suoli. Ricordiamo che il Rapporto ICHESE è la base di tutte le linee guida successive 2014-2019 per stoccaggi gas, geotermia e idrocarburi, e quindi, se le parole di Style sono veritiere, si tratterebbe di linee guida inaffidabili e completamente da riscrivere. Ogni volta in cui si assiste alla presentazione di un progetto di coltivazione mineraria, i proponenti sbeffeggiano il pubblico raccontando della “bontà ed affidabilità dei risultati della Commissione ICHESE” e che la possibile correlazione sismi/attività estrattive, di stoccaggio o reiniezione fluidi è la classica bufala a cui abboccano gli incompetenti “populisti”. Se mai qualche dubbio ci fosse stato, infatti, il risultato della Commissione ICHESE ha parlato chiaro, fornendo risposte univoche e certe sull’insussistenza di qualsiasi legame. Che dire, allora, oggi? Fosche nuvole si addensano dunque sugli organi scientifici pubblici che, invece di dire la verità ai cittadini, molto spesso sembrano contrapporsi alla verità, peraltro anche attaccando la stampa libera. Esiste già molto materiale depositato alle Procure della Repubblica in tal senso. Pensiamo alle recenti polemiche all’interno di quello che era il prestigiosissimo Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia guidato da Enzo Boschi del 1982 al 2011, dove il 2 ottobre 2019 oltre 500 dipendenti, a quel che risulta molti dei quali sotto concorso e quindi del tutto ricattabili, si sono scagliati contro “ripetuti attacchi strumentali intrapresi da alcune testate giornalistiche”, evidentemente ree di raccontare cose non gradite. Si ricordino anche le tardive dimissioni della Direttrice Dipartimento Terremoti, Daniela Pantosti che ha denunciato in una lettera “un sistema che mette in seria difficoltà la ricerca”. Oppure si pensi alla presunta errata collocazione dell’epicentro del terremoto di Ischia del 2017: da un lato il presidente dell’INGV Doglioni ha dichiarato: “Non corrisponde al vero che la stima della magnitudo del terremoto di Ischia sia stata errata o modificata”, dall’altro, il compianto Boschi, dichiarava: “Epicentro noto da subito”. Ricordiamo, inoltre, che la nomina da parte del Governo Renzi di Doglioni alla Presidenza dell’INGV avvenne il 28 aprile 2016, mentre poco prima vi fu un incontro informativo organizzato presso l’Università La Sapienza di Roma l’11 aprile, sul tema del referendum del 17 aprile relativamente alle concessioni minerarie nei mari italiani. A tale incontro partecipava, tra gli scienziati accreditati per presentare i quesiti referendari, Doglioni e, tra gli altri, il consigliere regionale ravennate Gianni Bessi, sempre in prima linea quando si tratta di sostenere le fonti fossili. Immaginiamo che questa coincidenza di date e di nomine sia del tutto dovuta al caso. A Ravenna, dopo il recente sisma, abbiamo letto con sconcerto: “Il terremoto è avvenuto in un’area di una zona considerata ad alta pericolosità sismica” (dichiarazioni INGV del 15 gennaio 2019), mentre Andrea Morelli, INGV, ha raccontato, il giorno dopo, che “il Comune di Ravenna è in zona sismica 3, non considerata di maggior pericolosità”. Ci chiediamo dunque se “Fragile Italia”, titolo della conferenza che sarà tenuta dal professor Doglioni all’Accademia Lincei l’8 febbraio, è riferito ai territori della nostra penisola o agli organi scientifici che dovrebbero proteggerla. Chissà se il professor Doglioni risponderà finalmente alle domande di Enzo Boschi sulla Commissione ICHESE o sulla faglia in Val d’Agri di Stabile et al. 2014. Chissà se alla prestigiosissima Accademia dei Lincei, dove a questo punto ci si chiede che gli altri emeriti eletti ed il Presidente si rendano conto di tutto questo e prendano i provvedimenti del caso, Carlo Doglioni spiegherà perché egli contestò la Commissione Grandi Rischi – poi assolta – sui fatti aquilani 2009 (imputati Enzo Boschi, Mauro Dolce, Giulio Selvaggi ed altri, poi assolti) e stette invece silente sulla CGR assente nel 2012 dal 20 al 29 maggio per poi apparire nell’errata quanto incredibile previsione del 5 giugno 2012 (quando il presidente del Consiglio Monti previde l’attivazione del “terzo segmento”, ovvero una imminente forte scossa a Ferrara), addirittura difendendola come risulta in una mail intercorsa con il consigliere comunale di Bastiglia, Spica, ora agli atti delle Procure. Era la CGR, peraltro, che doveva convocare subito una “Commissione ICHESE”, non dopo due anni nel 2014, con Styles che nel 2019 ce ne rivela gli “altarini”. Meglio ancora se, ai Lincei, Doglioni spieghi e avalli definitivamente la richiesta di commissariamento di INGV da parte di nove senatori del Movimento 5 Stelle, già al vaglio del Presidente Commissione Antimafia Nicola Morra. Infine, ci poniamo la seguente domanda: possiamo fidarci di tutti i pareri emessi finora da coloro che gravitano intorno alle Linee Guida di geotermia, idrocarburi, stoccaggi gas scaturite dalla Commissione ICHESE? La risposta, allo stato attuale dei fatti, parrebbe proprio “no”. I cittadini non si fidano, e non si fidano degli attuali vertici INGV mentre, si fidano di certi singoli ricercatori INGV che indubbiamente svolgono il loro lavoro con onestà e competenza, e si fiderebbero ancora di più se altri ricercatori INGV cercassero di riportare la luce dentro al prestigiosissimo Istituto. Istituto, lo ricordiamo ancora, fondato dal professor Enzo Boschi che, quando era in Commissione Grandi Rischi, addirittura si riuniva prima dei forti terremoti e non 15 giorni dopo come successo in Emilia Romagna nel 2012. La nuova luce gettata da Styles sulla Commissione ICHESE 2014 denota come vengano sempre più a mancare punti di riferimento di credibilità scientifica pubblica, anche per i semplici cittadini come noi. Industrie e cittadini, con scienza libera, a fianco dei cittadini e parte civile nei processi: questo l’auspicio per cui continueremo a batterci.