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A Mirandola c’è “The kitchen theory”, la danza contemporanea della DaCru Dance Company

da | Feb 25, 2019 | Mirandola | 0 commenti

MIRANDOLA – Con lo spettacolo di danza contemporanea theKITCHENtheory della DaCru Dance Company  ideato e diretto da Marisa Ragazzo, continua mercoledì prossimo 27 febbraio alle ore 21.00 la Stagione 2018/2019 dell’Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola, curata da ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna. Costo del biglietto intero 15 euro, ridotto 12 euro.

Le coreografie sono di Marisa Ragazzo e di Omid Ighanì, quest’ultimo anche danzatore in scena assieme a Samar KhorwashAlessandro MarconciniSerena StefaniClaudia Taloni e Tiziano Vecchi. Il disegno luci è di Giuseppe Filipponio, l’editing musiche è a cura di Omid Ighanì, Marisa Ragazzo e Samar Khorwash, l’allestimento è di Roberto Rini. Una produzione DaCru Dance Company con il sostegno di Centro Danza Canal/Teatros del Canal Madrid e Compagnia Naturalis Labor e in collaborazione con Istituto di Cultura Italiano di Madrid. Durata: 53 minuti.

Lo spettacolo

La cucina: il primo luogo da raggiungere al mattino e l’ultimo da visitare prima di andare a dormire. Una zona di transito vivace o solitaria ma sempre e comunque piena di odori, ricordi, sensazioni, attese e infiniti stati sospesi. Dura tutta la vita questa relazione densa e profumata fatta di rumori fluidi e familiari, di spazi imparati a memoria e su ogni cosa, potenti come sovrane, regnano le parole. La stanza delle parole: escono dalla bocca come dervisci rotanti, capaci di schivare, sfiorando dolcemente o conficcarsi come lame. Restano lì sospese per anni, quasi diventano un’ eredità, aleggiano in ogni pertugio e sovente sono le memorie delle famiglie. La cucina è l’area prescelta per affondare i denti e i sensi in preziosi nutrimenti ma soprattutto è lo spazio dove si parla.

Parole. Parole. Un fiume in piena, ognuna diversa dall’altra, lunghe ed elastiche come alghe o rigide e appuntite, si impossessano della bocca per urlare l’ incomprensione o la denuncia della solitudine o parlare dell’amore. Numerose come chicchi di riso, necessarie tutte per dire in mille modi la stessa cosa e troppo poche per riuscirci.

Al linguaggio tecnico dei danzatori, pulito ed estremamente virtuoso, si affianca una forza interpretativa e scenica, umana, comunicativa ed emozionante. E’ un racconto teatrale. Le danze urbane difficilmente, per loro stessa natura, trovano una collocazione immediata sul palcoscenico: quest’opera, così come tutte le produzioni della compagnia, tende a sottolineare e a dimostrare quanto, oggi, il suo linguaggio sia in costante evoluzione fino al punto da diventare comprensibile, fruibile, drammaturgica, emozionante e onirica, e di fatto fortemente legata al teatro.

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