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Trio Alchemico in mostra a Mirandola

da | Feb 25, 2019 | Mirandola | 0 commenti

MIRANDOLA – Si intitola “Trio Alchemico” la mostra che si terrà a Mirandola, Aula Magna Rita Levi Montalcini, dal 2 marzo con inaugurazione alle 17.30. Fino al 7 aprile saranno allestite le opere di Enrico Manelli, Gianni Mantovani, Enrico Mulazzani.
All’inaugurazione del 2 marzo saranno presenti il curatore della rassegna Domenico Difilippo, gli artisti, il critico d’arte Michele Fuoco e l’assessore alla Cultura Alessandra Mantovani.

Organizzazione e mostra a cura dell’Assessorato alla Cultura di Mirandola Orari: Sabato e Domenica 10/12 – 16/19

 

Intervento critico di Michele Fuoco

Alchimia come vera sapienza nel fare le cose, analisi sottile nel processo di realizzazione dell’opera con un linguaggio di codificazione personale, bisogno conoscitivo a cui Enrico Manelli, Gianni Mantovani e Enrico Mulazzani non si sottraggono, in una condivisione comune di arte e vita. I tre artisti (Tris alchemico) sanno guardare al futuro senza rinunciare al passato, cercando nuove strategie conoscitive. Un affresco di vita, affettuosamente concepito, esprimono le Nuvole (ceramica raku) alle quali è rivolto lo sguardo disincantato di figure umane (terracotta) che Enrico Manelli ha concepito nella sostanza della materia povera. L’artista stabilisce un gioco di corrispondenze, annullando la distanza tra le nuvole che assumono l’aspetto di volto umano in cui le creature sembrano specchiarsi. Uno spettacolo definito nella nozione di intimità, di sentimenti, di relazioni, di sguardi, di rimandi. Una scena di elevazione estetica e poetica, di coloritura fantastica, di impronta onirica. Molteplici i nessi in un sistema di configurazioni, anche misteriose, che sfociano nell’immaginario. E nella dimensione illusoria vivono i Fantasmi d’amore, creature femminili concepite come “ciò che resta dei sogni”. Sul fondo bianco del quadro emergono figure che mostrano le loro nudità, assumono aspetti angelicati, sorprendono nei loro sguardi enigmatici verso un desiderio vago, una lusinga ignota. Nelle pose, nei gesti mettono in evidenza il rapporto con oggetti, scarpe, libri che costituiscono, con caratteristiche scenografiche, una sorta di dilatazione stessa della figura umana, così come si può manifestare in un viaggio fantastico di riscoperta, di illusioni, tenuti sulla soglia delicatissima tra il manifesto e l’occulto. La qualità della pittura, nei suoi segni, nell’articolarsi degli elementi interni, afferma Gianni Mantovani nella sua opera che assume connotazioni astratte sulla superficie su cui germogliano elementi di natura come forme di genesi, di divenire, di essere. Particolari (fiori, fili d’erba, farfalle, uccelli…) acquistano, come inconfondibili notazioni di grazia, un disarmante candore, la fragranza del visibile in uno spazio monocromo che si dipana per flussi affettivi. E’ sempre vigile la coscienza del dipingere in un percorso gioioso di creazione, con un linguaggio di sottile alchimia che riassume colori, profumi e suoni della natura che l’artista ha ritrovato soprattutto, nella delicatezza di luce, dopo un viaggio in Africa. Nella coralità d’immagine il colore si fa lievito, alito di aspetti naturalistici, aderendo con semplicità alle cose. Mantiene una innocenza miracolosa, una ebbrezza panica, una forte componente emozionale, sostenuta dalla purezza e freschezza della parola che determina i titoli delle opere (sognare all’alba, danzare con il vento, ora è luce, c’è un fiore all’orizzonte, vivere un ricordo, quando nasce l’aurora, vestiti di sole, lassù dove nasce amore, vivere un ricordo, guardare al cielo, la notte che ti tocca…), perché la pittura possa vivere anche nel mistero della magia verbale, nel flusso di pensieri e di emozioni. In una dimensione astratto-informale si svolge la ricerca di Enrico Mulazzani, con un linguaggio regolato da criteri razionali o da una gestualità controllata. Un perfetto equilibrio di figure geometriche, di relazioni reciproche, si esplica in composizioni materiche strutturate con plexiglass, carta da incisione su cui l’artista misura ogni linea, ogni gradazione di colore a tecnica mista, con accensioni di oro rosso e soluzioni di oro bianco, con elementi selettivi di nuova considerazione estetica e linguistica. Grondanti di polifonia cromatica, con l’adozione di una diversa tavolozza e di spessori variabili con la spatola o il pennello, si offrono le pitture informali si caricano di energia, di pienezza anche emotiva e di oscura germinazione. Su tavola o carta si avvera una tensione iconografica che si trama di nuclei cromatici che inscenano una danza con effetti sbalordivi per la sapiente combinazione di colori e per il loro potere di suggestioni. L’artista moltiplica i particolari e li sconvolge dispiegando una scandita articolazione spaziale, dove le forme libere rinserrano una veemenza, una tensione ansiosa di esistenza. Tante scene in movimento con tessere di un mosaico fantastico, con macchie come affermazione di slancio vitale, modulazione di emotività, compenetrazione di diverse forme che sembrano seguire un ritmo musicale.

Brevi note biografiche degli artisti invitati

Enrico Manelli

Diplomato in Scenografia presso l’Accademia dì Belle Arti di Bologna dove insegna la stessa disciplina ininterrottamente dal 1968 al 2008. Come scenografo e pittore svolge attività professionale ed espositiva dal 1967, ideando e realizzando allestimenti teatrali ed espositivi in Italia e all’estero per teatri stabili, enti lirici, gruppi musicali, pinacoteche nazionali e industrie. Firma scenografie per il cinema e trasmissioni televisive per Rai 2 e Rai 3, conseguendo numerosi riconoscimenti e premi nelle varie discipline. Collabora e progetta spettacoli con vari gruppi teatrali italiani e con le formazioni sperimentali in seno all’Istituto di Studi Musicali e Teatrali dell’Università dì Bologna. Fonda numerosi collettivi di studenti dell’Accademia, realizzando con loro numerosi allestimenti scenografici ed espositivi. Tutte esperienze che lo porteranno a fondare nel 1995, la cattedra di Scenografia per il Melodramma in collaborazione col Teatro Bonci e il Conservatorio “Bruno Maderna” a Cesena.

Gianni Mantovani

Nasce a Concordia (MO) dove vive e lavora. Studia all’Istituto d’Arte di Modena e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. A diciassette anni vince il concorso indetto tra gli studenti delle Accademie d’Arte italiane tenuto presso il Palazzo dei Musei di Modena e partecipa, in rappresentanza dell’Accademia d’Arte di Bologna alla “Terza Mostra di Incisione” presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe a Roma. Nel 1974 inizia ad insegnare Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Bologna. Negli anni ‘80 la sua ricerca artistica è seguita dal critico Giorgio Cortenova che lo presenta alla Pinacoteca Nazionale di Macerata e alla Galleria Civica di Vicenza. Espone anche a Modena, Firenze, Verona, Roma, Pavia, Genova, Trieste, Berlino, Sofia. Dal 1994 insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna dopo aver vinto il concorso nazionale nel 1991. È incaricato dall’Università di insegnare nei corsi abilitanti SISS per le classi di concorso di Educazione Artistica e Discipline Pittoriche.

Enrico Mulazzani

Nato a Sogliano al Rubicone (FC) nel 1949. Diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1971. Nel 1975 al Teatro Comunale di Bologna firma scene e costumi de La scala di seta di G. Rossini, regia di Roberto Guicciardini. Dal 1976 ad oggi ha collaborato e progettato numerosi allestimenti scenografici di eventi televisivi sulle più belle piazze d’Italia e d’Europa ideati e coprodotti da V. Cappelli per la RAI. Dal 1982 ad oggi ha ideato scenografie per grandi eventi (sfilate di moda e manifestazioni fieristiche). Dal 1991 al 2013 è stato Professore Ordinario (1° fascia) di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Dal 2010 ha ricoperto la carica di Direttore della Scuola di Scenografia. Di pari passo all’attività di scenografo si dedica a quella di pittore. Tra le principali mostre personali: 1989, Galleria La Loggia, Bologna. Tra le principali mostre collettive 1986, “Gestuale e figurale”, Galleria d’Arte Moderna, Bologna; 1988, “L’arte a Bologna” Musée Des Augustins, Toulouse; 2009, “Not so Private”, Villa delle Rose, Bologna.

 

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