Le autorizzazioni per la ricerca e stoccaggio di idrocarburi nelle zone Fantozza e Bugia, in provincia di Modena e Reggio Emilia, sono bloccate con atto deliberativo regionale e sospese con decreto legge nazionale. Lo stop alle “trivellazioni” – spiega una nota dell’Assemblea legislativa – viene confermato in Commissione Territorio, presieduta da Manuela Rontini, dall’assessora alle Attività produttive Palma Costi, in risposta alla petizione popolare per fermare le concessioni che ha raccolto oltre 3.600 firme in territorio modenese e reggiano.
“Dopo numerose assemblee e valutazioni fatte insieme ai Comuni e ai cittadini- ha spiegato Costi- abbiamo cercato di costruire in modo giuridico una procedura per bloccare le autorizzazioni, trattandosi di una materia a competenza prevalentemente nazionale. A settembre 2018 abbiamo scelto di approvare un atto deliberativo che ci permette di concludere la vicenda dei due permessi di ricerca senza incorrere in ricorsi da parte dell’azienda titolare dell’autorizzazione”. Sulle concessioni nelle aree di Bugia e Fantozza è stata stretta, infatti, un’intesa per la prima fase di indagini geofisiche e rilievi sismici. Un atto di revoca, però, di questa intesa “sarebbe stato sicuramente impugnato dall’impresa interessata, con la possibilità che questa vincesse il contenzioso”. La delibera regionale, invece, “è un atto molto forte” perché stabilisce che nessuna altra intesa verrà mai più data dalla Regione su questi permessi, che vengono di fatto bloccati. Successivamente, spiega l’assessora, è arrivato anche un decreto nazionale (il decreto legge 135) che ha sospeso ogni richiesta di nuove autorizzazioni in attesa del Piano per la transazione energetica sostenibile delle aree idonee.
Così commenta Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia: “Si sta mistificando la realtà, a fine 2016 la giunta autorizzò la prima fase di indagine e rilievi sismici con vibrazioni indotte in un’area colpita dal terremoto del 2012, a cui seguirono proteste e richieste dei sindaci. Fu palese il disinteresse della Regione, che quando doveva non si è mossa e ora si erge a paladina dei territori perché siamo in campagna elettorale”.
“La mia richiesta è superata dalla spiegazione dell’assessore- ha spiegato Gian Luca Sassi del gruppo Misto, che aveva presentato anche una nota in commissione per impegnare la giunta a emettere un atto di revoca formale delle intese – ma l’intesa rimane ancora un atto formale, seppur bloccata e sospesa. Mi sembra che ci sia una fase di stallo, è possibile una collaborazione tra Regione e governo per annullare le intese? Non vorrei che un giorno, cambiando governo regionale o nazionale, queste tornino operative”.
Condivide le osservazioni di Sassi e Tagliaferri anche Michele Facci (Misto-Mns), che ha sottolineato come non ci si possa “accontentare” di una sospensione: “Una parola ‘fine’ non c’è, serve un atto formale che sancisca la contrarietà della Regione alla ricerca di idrocarburi oggi e domani”.
Soddisfatta della relazione dell’assessore Lia Montalti del Partito democratico, che ha fatto notare come la giunta sia stata “coerente” rispetto agli impegni presi. “La posizione è chiara e formalizzata nella delibera regionale. Da questa commissione esce un indirizzo politico chiaro e trasversale e la sollecitazione a continuare a presidiare il tema, come fatto in questi anni”.
La nota dell’assessore Palma Costi sarà usata come relazione di risposta alla petizione popolare e ha trovato il parere favorevole della maggioranza (Pd, Si e Prodi-Misto) e l’astensione delle opposizioni (M5s, FdI, Sassi e Facci del gruppo Misto). La risposta verrà comunicata all’Assemblea legislativa e verrà allegata agli atti della prima seduta d’Aula successiva.