FINALE EMILIA – Sul discorso che il sindaco Sandro Palazzi ha tenuto il 25 aprile in occasione della festa della Liberazione e che scatenato polemiche, ora interviene anche Andrea Ratti, consigliere del Pd a Finale.
In una lunga nota Ratti affronta il tema della pacificazione a partire dalle parole pronunciate dal primo cittadino:
Ho ascoltato con attenzione le parole pronunciate ieri dal sindaco sul palco del 25 aprile: prima a Massa Finalese poi a Finale Emilia.
Citare insieme in quella cerimonia Nives Barbieri, giovane Massese impiccato a San Giacomo Roncole per rappresaglia dai fascisti modenesi aderenti alla repubblica di Salò, e Gino Falzoni, segretario del PNF e in quanto tale principale responsabile politico del fascismo a Finale, ucciso un mese e mezzo dopo la liberazione da un comunista, mi è sembrato un tentativo superficiale di affrontare una discussione delicata e complicata come quella della pacificazione nazionale.Il tema della pacificazione nazionale, è evidentemente una ferita ancora aperta, storicamente e politicamente delicata, da approcciare col massimo rispetto e con doveroso sentimento di pietà umana che deve essere concesso a tutte le vittime di quei fatti, e che oggi a distanza di 74 anni, con uno sguardo storico più profondo e con sentimenti ed emozioni meno intense dei protagonisti, le nostre generazioni possono e devono affrontare.
E ancora scrive il consigliere democratico:
Affrontare questa discussione mi fa sentire sulle spalle il peso dei tanti cari famigliari che non ci sono più, che mi hanno educato a valori profondi e giusti, che hanno visto la loro vita e la loro Patria rovinate de vent’anni di dittatura e soprusi e dalla più crudele delle guerre, dalla quale ne siamo usciti producendo la più bella delle costituzioni grazie all’indispensabile contributo della Resistenza.
Sento vivo nelle vene il loro giusto e naturale sentimento di disprezzo per quelle parti politiche che con violenze e soprusi hanno avvelenato l’Italia e l’Europa.I fatti di quella guerra civile, che si aprì sostanzialmente nel 1919, terminarono solo dopo il 1948, il capitolo più doloroso della storia degli italiani, deve però necessariamente passare da un primo passo: dall’ammissione da parte di tutti che chi era dalla parte sbagliata della storia lo era non tanto in quanto sconfitto dalla guerra ma in quanto il fascismo è esso stesso la parte sbagliata della storia e che deve essere condannato e definitivamente sepolto.
Fintanto che non ci sarà questo primo fondamentale passo, questa presa d’atto da parte dei “ reduci culturali del fascismo”, fintanto si continueranno a tollerare se non ad apprezzare nuove forme di rivendicazioni fasciste, un vero percorso di pacificazione non potrà mai partire.
La sinistra italiana i suoi conti con la storia bene o male li ha sempre affrontati, a destra questa sofferenza non l’ho mai colta.
La differenza tra revisionismo e pacificazione passa da li.
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