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Passa la piena, sale la rabbia nella Bassa: “Non si può andare avanti così”

da | Mag 31, 2019 | In Primo Piano, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero, Bomporto, Bastiglia, Ravarino, Nonantola, Novi, Soliera, In primo piano | 0 commenti

Cinque piene nel giro di poche settimane, due allerta rossa in quindici giorni, i bambini tenuti a casa da scuola, i ponti chiusi, la popolazione spaventata. Abitiamo tra due fiumi da tempo immemore ma contavamo sul fatto che gli enormi investimenti fatti tra le casse di espansione e le opere di manutenzione ci avrebbero garantito serenità più a lungo: non è così. Il Secchia pare sempre più spesso a rischio esondazione.

Non se ne può più. Quanto accaduto in questi giorni è sintomo di “Un territorio che purtroppo ha messo in evidenza tutta la sua fragilità – osserva il sindaco di San Prospero Sauro Borghi – È indubbio che occorre da subito coinvolgere ad un tavolo di lavoro tutti gli attori principali perché occorre intervenire in maniera organica e programmata per evitare i problemi di sicurezza idraulica che preoccupano tutti”
“Il fenomeno di questi giorni  -gli fa eco sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli   -si è rivelato essere di entità inferiore rispetto alle previsioni, ma avrebbe comunque potuto creare danni importanti a un sistema idraulico che ha retto pur stressato dal susseguirsi delle piene e delle piogge persistenti di queste settimane. In questi ultimi anni sono stati effettuati da parte di Aipo e della Regione importanti interventi per la messa in sicurezza, interventi che però ora devono essere finalmente completati, come non va abbassata la guardia nella cura e manutenzione degli argini. Ora Stato, Regione ed enti preposti devono aprire al più presto i cantieri per effettuare gli interventi strutturali di cui abbiamo bisogno”.

Aprire i cantieri e fare manutenzione, certo. Ma ci sono limiti strutturali insuperabili che certe volte bloccano i lavori, e la guerra contro l’erosione naturale delle sponde sembra non avere mai fine.

Considerazioni che non placano la rabbia. La rabbia di chi si ritrova imbottigliato nel traffico del mattino, la rabbiadi chi si trova a dover gestire i bambini che non vanno a scuola, di chi si ritrova con l’esercito sotto casa a distribuire sacchetti di sabbia. Di parole di rabbia se ne sono sentite tante in questi giorni.Trascriviamo quelle del registra Lorenzo Sentimenti, di Bomporto, usate per lanciare un duro j’accuse a Aipo.

E anche questa (ennesima) piena che ha riguardato in modo così importante i nostri fiumi e il nostro territorio è passata. È doveroso ringraziare tutti coloro si sono prodigati affinché la situazione fosse monitorata costantemente, tenendo informata la popolazione e cercando di prevenire il peggio. Protezione Civile, Esercito, Vigili del Fuoco, Sindaci a fine mandato e neo-eletti, volontari a vario titolo: un grande, grandissimo grazie a tutti.
Tuttavia, ora, occorre anche affrontare una riflessione. Perché, ancora una volta, ci è andata bene. È sicuramente meglio non pensare a cosa sarebbe potuto accadere se le precipitazioni si fossero rivelate coerenti ai modelli di previsione peggiore. Quelli per fortuna errati. Quelli degli 80 millimetri. Bisogna invece prendere atto che, malgrado il pensiero di certi presidenti di grandi unioni di stati, o di certi giornali nostrani (la carta su cui sono stampati sarebbe meglio fosse rimasta albero), il clima sta cambiando. È, cambiato. Maggio come novembre. Piogge monsoniche in Italia (vedi sabato sera scorso). Appare evidente che bisogna fare qualcosa. Qualcosa di serio. Qualcosa di progettato. Qualcosa di veramente efficace e possibilmente definitivo, affinché nel nostro territorio si possa tornare a vivere tranquillamente.
E per questo mi auguro che tutti i rappresentanti delle istituzioni, i responsabili dell’amministrazione del nostro territorio, i sindaci dei comuni interessati, da Modena al Po, gli uffici competenti della regione Emilia-Romagna, vogliano finalmente, e seriamente, chiedere conto ad Aipo del suo operato. Per quello che mi riguarda, anche solo guardando quello che (non) è stato fatto dal 2014 a oggi, lo si potrebbe tranquillamente dichiarare “ente inutile” e chiudere, risparmiando sicuramente un bel po’ di soldini. Sarebbe da fare oggi stesso.
Ma dato che probabilmente non si può, allora occorre che i responsabili di Aipo innanzitutto smettano con le misere messe in scena a cui abbiamo assistito: terra di riporto sull’argine durante una piena critica (utile come il proverbiale cerotto sull’altrettanto proverbiale lignea gamba), sfalcio delle arginature per individuare eventuali criticità (sempre durante la piena).
I lavori “che sarebbero partiti a giorni”, quando abbiamo avuto un periodo siccitoso da gennaio a marzo nel quale i nostri fiumi erano praticamente in secca: probabilmente in tre mesi si sarebbe potuto fare di più che nelle ultime pericolose ore, quando oltre ad agire inutilmente si sono anche messi a rischio uomini e mezzi.
Occorre che i responsabili di Aipo ci spieghino cosa aspettino (oltre probabilmente ai tempi degli interessi bancari) per utilizzare i 40 milioni di euro che “sono stati stanziati”. E anche ci spieghino come, e in quanto tempo, saranno utilizzati. La criticità del fiume Secchia è apparsa in tutta la sua drammatica evidenza: letto pensile, argini inadeguati, alveo da ridisegnare, tempi di deflusso delle piene incredibilmente lunghi (meno di un metro in 24 ore), un corso che nella sua parte conclusiva vanta un numero incredibile di anse, foresta all’interno degli argini.
Panaro appare un po’ meglio, perlomeno nei tempi di deflusso delle piene, ma sappiamo che comunque le relative casse di espansione (che finiranno per divenire proverbiali per descrivere qualcosa di mai veramente concluso) si dimostrano inadeguate alle quantità d’acqua che il corso del nostro fiume deve convogliare. Fiume peraltro anch’esso pensile…
L’altro idro-mito dello sbancamento dei prati di San Clemente, per alleggerire il Canale Naviglio…
L’emergenza idraulica è apparsa evidente in tutta la nostra regione, ma sappiamo che, quanto a criticità, il nodo idraulico del nostro territorio è il più complicato, fragile e pericoloso.
E quindi occorre che chi è (lautamente) retribuito per gestire tutto questo lo faccia. Presto e bene. E ci spieghi con puntualità e precisione come. Dopotutto quei famosi 40 milioni di euro sono nostri.
Per questo, di nuovo, mi auguro veramente che i nostri rappresentanti delle istituzioni chiedano e ottengano, con forza, le dovute spiegazioni ad aipo. E a loro volta rendano partecipe la cittadinanza dei progetti previsti per il futuro, che dovranno essere progetti importanti e risolutivi.
Per fare vivere sereni i cittadini di tutto il nostro territorio. Per rilanciare un paese, Bomporto, che in pochi anni ha visto crollare il valore dei suoi immobili e che, a seguito di una nuova – tutt’altro che improbabile – alluvione rischierebbe veramente di trasformarsi in un paese fantasma. Mi auguro veramente che questo accada. Che non ci sieda sull’imminente, prevista, alta pressione, e che rispetto ai futuri, certi, eventi di criticità idraulica non si confidi ancora una volta nella buona sorte. Il proverbio, lo sappiamo, non è affatto generoso nei confronti di chi vive sperando…

Interviene sulle polemiche anche il sindaco di Soliera, Roberto Solomita

La piena del fiume Secchia è scesa sotto i livelli più allarmanti: adesso dovrebbe arrivare la bella stagione e con essa l’inizio dei lavori da Ponte Alto a Concordia che metteranno in sicurezza il fiume.

Un ringraziamento speciale ai militari, Vigili del Fuoco e volontari di Protezione Civile che hanno supportato dipendenti comunali, Polizia Municipale, Carabinieri, Aipo e nostri volontari nell’affrontare l’ennesima piena di questo mese (quinta o sesta, ho perso il conto).

Adesso dovrebbe arrivare la bella stagione e con essa l’inizio dei lavori da Ponte Alto a Concordia che metteranno in sicurezza il fiume.

P.s. Un invito per chi propone soluzioni semplici e immediate per risolvere le annose questioni relative al nodo idraulico del Secchia: venite a conoscere da vicino il fiume e le sue piene, iscrivetevi al gruppo volontari di Protezione Civile: abbiamo più bisogno di persone che danno una mano sugli argini che di commenti da casa.

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