SAN FELICE SUL PANARO – Ora che sono stati smontati i ponteggi e le protezioni che ne celavano le novità agli sguardi, la nuova tinta del campanile di Rivara – che verrà inaugurato, con la chiesa, il 29 giugno – è una sorpresa.
Una novità magari difficile da capire per chi ha meno di trent’anni, un ritorno al passato per chi ha qualche anno in più e si ricorda come, nella seconda metà del 1987, da un giorno all’altro il campanile della frazione diventò d’un tratto rosa.
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Già, perché la torre campanaria di Rivara – eretta nel 1486 – è tornata bicolore. Detta con le definizioni cromatiche dell’uomo della strada (perché quelle ufficiali sono ben più precise, tecniche ed evocative) sarà sui toni del bianco e del rosso, in sintonia con le tinte della facciata della chiesa che verrà solennemente riaperta il prossimo 29 giugno. Un ritorno al passato, si diceva, perché di quei toni erano, di fatto, le tinte ottocentesche, quelle che poi nel corso del Novecento degradarono sino a diventare, per qualche decennio, una variazione cromatica del rossastro intaccato dalle polveri e del grigio scrostato.
Sino, appunto, al restauro del 1987, un consolidamento strutturale che ebbe notevoli effetti anche sull’estetica, con quel rosa che a tanti – diciamolo pure – sulle prime parve un pugno in un occhio. Allora venne ricollocato in sede anche l’orologio, che non funzionava da almeno trent’anni, scrostato anch’esso, e ripresero a suonare persino le campane.
Alcune immagini del campanile che fu e che, nell’idea, tornerà al passato, le pubblichiamo qui. Sono tratte dalla pubblicazione “Il campanile di Rivara”, redatta nel 1989 dallo storico parroco della frazione, don Giuseppe Paradisi, e illustrata da numerose immagini d’archivio e dalle fotografie di Graziano Maccaferri e Antonio Carli. Si tratta di una preziosa opera di storia locale che si affianca alle “Memorie storiche di Rivara”, scritte dal medesimo don Paradisi, Mauro Calzolari e Guido Ragazzi fra gli anni ’70 e gli anni ’80. Proprio nel libretto si leggono i motivi della precedente tinta rosa: “Il dato di partenza è stato la traccia di rosso sagramatura – scrisse l’architetto Sergio Piconi – riscontrato sulle cornici. La scelta della scansione dei colori ha privilegiato la figura settecentesca del campanile, così come valenza architettonica dominante, scegliendo toni cromatici di una stessa tinta poco contrastanti tra loro”. Il contrasto originario ora tornerà, e sarà, per Rivara, un singolare cambiamento in quello che da sempre è il più distintivo simbolo della frazione.
A proposito di Don Paradisi – originario di Castelnuovo Rangone, fu parroco a Rivara per 53 anni e morì nel 2010, proprio nel giorno della Natività di Maria, patrona di Rivara – è interessante ricordare come per il campanile (malridotto quando entrò in parrocchia, e che tale più o meno rimase sino al 1987, salvo un restauro del 1962) abbia sempre avuto una sorta di predilezione. Tanto nelle “Memorie storiche” quanto nell’opera ad esso dedicata, i cenni storiografici e gli aneddoti (su campanile e campanari) sono numerosi e articolati, scritti peraltro con una prosa particolarmente ricercata e che è ancora oggi piacevole leggere. Lo chiamava “questo campaniele”, citando letteralmente l’inizio dell’iscrizione che si trova nella targa sul lato sud della torre e che racconta della nascita del campanile stesso.
Il 29 giugno, dopo la Messa inaugurale, Davide Calanca, progettista e direttore dei lavori, spiegherà questa scelta come tante altre compiute sulla chiesa, comprese le importanti scoperte artistiche e archeologiche e i prossimi lavori su alcuni oggetti a corredo della chiesa che verranno inaugurati per la Sagra.