Dopo una maratona di oltre 39 ore, che ha battuto il record che apparteneva a una seduta durata dall’11 al 15 gennaio 1999, si è chiusa alle 3,30 di questa mattina la votazione sul provvedimento contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. La legge è stata approvata con il sì di Pd, Cinquestelle, Sinistra italiana e Misto (Silvia Prodi e Gian Luca Sassi). No da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.
La discussione sulla legge era iniziata martedì mattina, mentre la fase delle votazioni (1.787 gli emendamenti presentati, in gran parte da Fdi) nel pomeriggio di giovedì per proseguire ininterrottamente fino, appunto, alle tre e trenta di questa mattina: un confronto che si è protratto per oltre trentanove ore.
I risultati sul voto finale sono stati comunicati all’Aula dalla vicepresidente Ottavia Soncini.
Il consigliere Michele Facci (Fdi), in conclusione alla seduta, ha parlato di “una legge che crea corsie preferenziali, di forte impatto ideologico, che vuole promuovere il concetto omosessualista, che invoca tutele che, in realtà, già esistono”. Anche per Fabio Callori (Fdi) la “legge nasce già sbagliata, vincola le persone a fare scelte che magari non volevano fare, non ci fa fare passi avanti”. Andrea Galli (Fi) ha invece ribadito che “i sessi sono due”. E ha poi criticato la surrogazione di maternità: “Ricordo a tutti che le gestazioni per procura sono sempre a pagamento”. Per Giancarlo Tagliaferri (Fdi) “ognuno farà i conti con la propria coscienza, io sono tranquillo, non la baratto con trenta brioches del Cassero, avrete vinto una battaglia ma non la guerra”.
Stefano Caliandro (Pd) ha parlato di “percorso condiviso e aperto: un disegno ambizioso, un primo importante passo, una scelta importante per tutto il centrosinistra, quella della lotta alle discriminazioni è una partita sempre aperta, c’è ancora molto da fare, è nostro dovere garantire la libertà delle persone”. Paolo Calvano (Pd) è intervenuto sul tema dei diritti che “sono integrati nella cultura liberare, ma non sono acquisiti. Il dibattito che c’è stato mi permette con orgoglio di dire convintamente che tutto il Partito democratico è dalla stessa parte, difenderemo questo provvedimento”. Per Gian Luca Sassi (Misto) “il fulcro di questa legge è la lotta alle discriminazioni, spero porti qualcosa di buono”.
Silvia Prodi (Misto) pur condividendo l’impianto della legge ha comunicato voto contrario sull’articolo 12 (che blocca gli aiuti per quelle associazioni che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità), parlando di “riferimento vessatorio”. Contro l’articolo 12 anche Silvia Piccinini (M5s): “Questo articolo è un bavaglio per le associazioni”. La consigliera ha comunque voluto rimarcare che “c’era bisogno di questa legge, da qui indietro non si torna”. Anche per Igor Taruffi (Si) “è un errore inserire questo articolo, la legge parla d’altro”. Il consigliere ha poi criticato la scelta di una parte dell’opposizione sull’ostruzionismo: “Siamo stati ostaggi delle destre, ma il lavoro all’interno del centrosinistra, di confronto, ha prodotto un risultato importante”. Daniele Marchetti (Ln) ha ribadito che “questo articolo è il risultato del compromesso all’interno del Pd, simbolo dello scontro che c’è stato, e che comunque non racconta nulla di nuovo”. Questa legge, ha poi rimarcato, “non andrà a contrastare realmente le forme di violenza di genere”. Anche per Andrea Bertani (M5s) “nel Pd si è cercato un equilibrio, si è voluto mettere un contrappeso, nessuno deve essere discriminato, quell’articolo è di troppo”.
“La dignità delle persone non si ferma con l’ostruzionismo. L’Emilia-Romagna fa un passo avanti importante sul terreno dei diritti, affermando il diritto alla piena autodeterminazione di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere. Fissiamo un principio che mai deve essere messo in discussione, e cioè che ogni persona vale in quanto tale, per ciò che è”, ha commentato il presidente Stefano Bonaccini.