SAN PROSPERO, BOMPORTO – Col passare delle ore emergono dagli atti di indagine altri particolari della vicenda della banda dello spray che ha portato all’arresto di sei giovani.
COME HANNO INIZIATO
I componenti della banda hanno “precedenti specifici, alcuni anche per furti con strappo” e “sono stati già arrestati da altre autorità giudiziarie”, come ha spiegato il capo della Procura di Ancona. Il “salto di qualità” nelle loro attività criminali avviene una notte di ottobre quando per la prima volta escono dalla Bassa per provare il colpo in una discoteca di Bologna. Quella sera però – spiega l’Ansa – il piano va storto e alcuni di loro vengono arrestati. Questo non ferma i loro piani criminali e anzi è solo l’inizio.
COME AGIVANO
Gli inquirenti hanno sottolineato che erano estremamente organizzati nel pianificare e mettere in atto i colpi. Studiavano i calendari degli eventi musicali, soprattutto legati alla musica trap, che sapevano avrebbero richiamato molta gente. Si dividevano in due gruppi. Uno con a capo Ugo Di Puorto, figlio di Sigismondo, detto Sergio, arrestato nove anni fa per i suoi legami con i Casalesi e ancora in carcere, che cerca i locali e fa gli ‘strappi’. Con lui Raffaele Mormone, che si occupa di nascondere la refurtiva e Eros Amoruso, che aveva la macchina e faceva il palo, deceduto lo scorso aprile in un incidente stradale la cui dinamica ora è al vaglio degli inquirenti. L’altro gruppo faceva capo ad Andrea Cavallari e a Moez Akari, detto ‘il maestro del gas’ per la sua abilità nel gestire lo spray al peperoncino. Cavallari e Akari erano già stati fermati in Francia lo scorso 6 luglio dopo il furto di alcune collane a Disneyland: dopo esser stati processati, furono poi rilasciati. Con loro, di solito, c’erano spesso anche Souhaib Haddada e Badr Amouiyah, anche loro esperti nell’uso dello spray.
L’AUTISTA
Nella vicenda ha un ruolo il 65enne Paolo Attili, che per un anno è stato “l’autista” del gruppo ed era anche intestatario di una delle schede telefoniche in uso a Moez. L’uomo, però, era vessato dalla banda dopo che scoprì cosa accadeva in quelle trasferte. Per questo i giovani cominciarono a picchiarlo con una mazza da baseball. Attili, esasperato, si è trasferito all’estero pur di sfuggire alle violenze della banda. Prima, però, ha denunciato i fatti ai Carabinieri. Per questo è aperto un procedimento penale presso la Procura di Modena. La sua denuncia, però, segna una svolta nelle indagini che erano già iniziate. Secondo il gip, “la sua presenza è fondamentale per i giovani perché considerata la notevole differenza di età, avrebbero potuto eludere eventuali controlli di polizia facendo credere agli operatori che si trovavano in compagnia di un genitore o di un parente”.
I COLPI MESSI A SEGNO
I sei sarebbero responsabili di altri undici colpi messi a segno in diverse discoteche: un furto commesso nella notte tra il 9 e 10 marzo 2019 alla discoteca “Dorian Grey” di Verona; un furto il 30 marzo 2019 all’interno dell’area di servizio “Esino Ovest” di Chiaravalle (autostrada A/14); due commessi tra il 30 e 31 marzo 2019 presso la discoteca “Mia Clubbing” di Porto Recanati (MC); 5 avvenuti nella notte tra il 4 e 5 maggio 2019 presso la discoteca “Made Club” di Como e “K-Klass” di Tavernerio, in provincia di Como (la refurtiva in questo caso veniva però recuperata dai Carabinieri durante un controllo alla circolazione stradale dopo essere stata lanciata dall’auto in movimento); due furti commessi nel tardo pomeriggio del 2 giugno 2019 presso la discoteca “Parco Europa” di Padova.
I PROSSIMI PASSI
Non è escluso che nel processo possano essere coinvolte altre persone. Intanto oggi si terranno gli interrogatori di garanzia per la convalida o meno degli arresti.
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