Sono oltre 130 i cacciatori controllati dalla Polizia provinciale in occasione della giornata di apertura della caccia alla selvaggina stanziale che si è svolta domenica 15 settembre. Lo rende noto un comunicato della Provincia.
I 15 agenti provinciali, coadiuvati da circa 70 guardie volontarie, hanno garantito il presidio sul regolare svolgimento dell’attività venatoria in diverse aree dalla montagna alla pianura, rilevando, come sottolinea Fabio Leonelli, comandante della Polizia provinciale, «sostanzialmente il rispetto delle norme previste dal calendario venatorio, disponibile on line nel sito della Provincia e della Regione; solo in caso è stato emessa una sanzione per l’utilizzo, non consentito, di una radio trasmittente».
Al numero 059 209525, a disposizione dei cittadini tutti i giorni dalle ore 6,30 alle 18,30, per segnalare eventuale irregolarità, sono arrivate 15 chiamate, in buona parte dovute alla preoccupazione dei cittadini sul rispetto delle distanze di sicurezza.
La Polizia provinciale ricorda che il mancato rispetto della distanza di sicurezza di 50 metri per le strade e 100 per le case viene punito con una sanzione di 206 euro.
Buona l’affluenza dei cacciatori, favorita anche dal bel tempo, in tutto il territorio provinciale, con una leggera diminuzione dei cacciatori in caccia vagante a cui corrisponde un aumento della caccia da capanno alla tortora e al colombaccio; la caccia alla selvaggina stanziale come lepri e fagiani coinvolge quasi tre mila cacciatori modenesi più un migliaio da altre province.
Gli agenti della Polizia provinciale controllano circa 160 mila ettari di territorio dove è consentita la caccia, suddivisi in tre Ambiti territoriali di caccia (Atc), strutture associative alle quali la legge regionale affida la gestione faunistica e l’organizzazione dell’attività venatoria nel territorio di competenza.
Gli agenti controllano anche il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari), in quelle parti di campagna che i Comuni hanno dedicato allo sviluppo dei piani regolatori, in cui è vietato cacciare, e nelle aree rurali vicino ai centri abitati dove i sindaci hanno vietato la caccia.