MEDOLLA – Cinque persone senza lavoro dalla prossima settimana, l’amarezza di averci provato e di essersi scontrati con leggi che tutelano troppo chi sbaglia, e di aver lanciato richieste di auto cadute nel vuoto. A Medolla si è tenuto l’incontro sulla casa famiglia voluto dai due partiti di centrodestra dell’opposizione ed è stata ascoltata anche la titolare della struttura, Giulia Galavotti. Ha ricostruito gli ultimi mesi di attività de La favola mia, di cui è stata annunciata la chiusura martedì, ed è emersa la solitudine in cui sentivano di essere gli operatori della casa famiglia, stretti tra la gestione di ragazzini difficili, i lacci della burocrazia e l’indifferenza della comunità.
Durante la riunione si è spiegato che per lavorare su un residenziale, si ha bisogno di più personale ma avendo solo pochi utenti, sei, a La favola mia le rette non bastano per coprire i costi di gestione. Non solo: gli operatori della comunità, è stato detto, non hanno strumenti idonei a poter gestire certo minori dal profilo criminale accertato, loro stessi avevano chiesto aiuto perché non sapevano più come gestire alcuni ragazzi, ma ci sono regole da rispettare. Regole chiare, come ad esempio non poter chiudere le porte a chiave. Gli operatori sarebbero andati incontro ad eventuali denunce nel caso avessero fatto questo genere di detenzione
Si chiude, infine, non certo perchè ci sia qualche disposizione di chiusura attività o di sospensione. Anche gli ultimi controlli a sorpresa dei Carabinieri, non hanno rilevato nulla che non sia in regola, né in giugno, né il 7ottobre.
“E’ stato anche chiarito – ricorda la consigliera leghista Laviania Zavatti – che non vi sia stata alcuna pressione da parte del Comune di Medolla – sindaco o assessori – nè da parte dell’Unione. La casa famiglia chiude perché incapace di retribuire le figure educative che devono coprire turni all’interno della struttura e per la difficoltà di gestione dei minori, troppo tutelati ormai dietro leggi obsolete e inefficaci. E’ stato denunciato, inoltre di aver spedito numerose Pec al sindaco come richiesta di aiuto e denuncia dei ragazzi, ma sono state ignorate”.
“Quindi – attacca la Zavatti – non solo risultano mendaci le dichiarazioni del primo cittadino Calciolari, ma vi è stata una vera e propria inadempienza nei confronti delle segnalazioni effettuate dalla stessa responsabile. Non siamo quindi noi in campagna elettorale. Il “lavorare sotto traccia” dell’attuale amministrazione sembra, ora più che mai, un modo di descrivere un lavoro poco trasparente. Il sindaco dovrebbe rendere partecipe tutta la comunità delle Iniziative messe in atto, tanto più dovrebbe metterne a conoscenza il consiglio. Si autoincensi per meriti che non gli appartengono, lasciando all’oscuro di quanto fatto (o meglio non fatto) tutti i medollesi, e trascurando la richiesta di aiuto di una persona che non riusciva più a gestire una situazione ormai fuori controllo”