MIRANDOLA, FINALE EMILIA – Caso Veleno e inchiesta Angeli e demoni. A unire la vicenda dei “diavoli” della Bassa modenese e le indagini sugli affidi in Val d’Enza, secondo il giornalista Pablo Trincia, c’è un nome, quello della onlus Hansel e Gretel, e “un certo metodo di ascolto nei confronti dei minori”. Il parallelo tra le due vicende giudiziarie, scoppiate a oltre vent’anni di distanza, è stata al centro della Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, presieduta da Giuseppe Boschini, che ha voluto ascoltare l’autore dell’inchiesta giornalistica dedicata ai fatti degli anni Novanta.
“In entrambi i casi torna il nome della onlus Hansel e Gretel, che è la grande ‘indagata’ della Val d’Enza e che anche se non ha mai lavorato per i servizi sociali locali è la realtà dalla quale provenivano anche tre delle psicologhe consulenti del gip di Modena nel caso Veleno”, ha spiegato Trincia. “Più in generale sembrerebbero esserci somiglianze nell’approccio ‘suggestivo’ utilizzato con i minori, per farli parlare a ogni costo e per far riemergere ricordi repressi”. Sul clamore mediatico scatenato da Angeli e demoni il giornalista ha commentato: “Mi ha fatto schifo la speculazione fatta su Bibbiano, con i bimbi usati come un’arma contro il nemico. Anche perché quando noi abbiamo portato il tema all’attenzione di tutte le forze politiche, ci hanno ascoltato in pochissimi. C’è stata una chiusura generale, era un argomento di cui nessuno voleva parlare, a partire dai media”.
Mentre per migliorare il ‘sistema’ Trincia pensa possa essere utile un organismo di controllo indipendente e linee guida più stringenti sull’ascolto dei minori: “Parlo da semplice cittadino e padre, ma credo sia importante che ci sia una figura terza, con esperti che possano dare un parere competente e imparziale sui casi. Ma anche protocolli più chiari da seguire, stilati da professionisti riconosciuti a livello internazionale dalla comunità scientifica”.
Il giornalista ha poi risposto alle domande dei commissari, a partire da Gabriele Delmonte della Lega che ha domandato se non ci possa essere una sorta di “stampo ideologico” nel sistema di welfare emiliano-romagnolo: “Quanto l’ideologia ha influito sui fatti di Bibbiano? C’è una logica di lucro dietro il lavoro di Hansel e Gretel?”. Secondo Trincia, “se c’è stato un approccio ideologico, non ha nulla a che fare con la politica, ma piuttosto con il mondo della psicologia e dei suoi metodi”. E sull’aspetto economico precisa: “I soldi non sono stati a mio parere il fattore scatenante, chi lavora nel sociale non lo fa per arricchirsi. Se c’è stato un conflitto di interessi, si è inserito in un secondo momento”.
Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia si è concentrato sui rapporti del centro La Cura con l’Unione dei comuni modenesi area nord: “Non è strano che sempre quell’Unione si sia rivolta al privato e a Foti, senza avvalersi delle strutture pubbliche?”. Si tratta di uno ‘schema’ che, secondo Trincia, si ritrova anche in Veleno: “Lavorando all’inchiesta abbiamo visto che sia una linea tipica dell’Unione quella di affidarsi a centri specialistici in tema di minori e a professionisti privati, ritenuti più qualificati. E Foti è molto noto nel settore e conosciuto nei tribunali di tutta Italia”. Fabio Callori (FdI) è intervenuto per sottolineare come “a Bibbiano ci siano state anomalie, nonostante alcuni membri di questa commissione sostengano il contrario, e per questo è importante analizzare i due casi e le eventuali somiglianze”.
Più critica Silvia Prodi del gruppo Misto, per la quale sarebbe stato giusto rimarcare in maniera più netta come i processi per i fatti della Bassa modenese abbiano visto condanne in tutti i gradi di giudizio: “I due casi, Veleno e Bibbiano, sono molto diversi”, ha sottolineato. “Serve grande attenzione, sono temi molto delicati”. “Abbiamo scritto a caratteri cubitali che ci sono state condanne- ha replicato Trincia- non mettiamo in discussione il sistema giudiziario italiano, ma parliamo di un caso specifico, sul quale è impossibile non porsi degli interrogativi”.
Gian Luca Sassi del gruppo Misto ha chiesto al giornalista di indicare quale siano, secondo lui, le criticità del sistema. Mentre Roberta Mori del Partito democratico si è soffermata sul fatto che alcune assistenti sociali, neolaureate e con poca esperienza, talvolta si possano trovare a gestire casi complessi: “Questo è un rischio?”. “Nel caso Veleno ci siamo imbattuti nell’inesperienza di alcune psicologhe che avevano ruoli importanti, nell’ascolto dei minori credo siano utili linee guide chiare e obbligatorie per tutti”.
Trincia- rispondendo infine a una domanda del presidente Boschini- ha detto di non conoscere un parere del 1999 del Tribunale dei Minori che rigettava l’ipotesi di inesperienza degli operatori dei servizi sociali.
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