Quello che alle aziende (non) dicono
Nei dati che riceviamo da Audiweb (Nielsen), che ci consentono di osservare i volumi del traffico nazionale e i comportamenti principali degli Italiani online, ce n’è uno che probabilmente è il simbolo e la misura della trasformazione del mondo attuale.
Il dato in questione è relativo all’audience online della fascia d’età identificata come “over 64”.
E’ ovviamente il numero delle persone dai 64 anni in avanti che si connettono quotidianamente. Ebbene, sebbene non sia affatto ovvio, questo numero è uguale a quello dei 18/24enni!
Infatti abbiamo:
18/24enni online quotidianamente: 3.6 milioni
over 64enni online quotidianamente: 3.6 milioni
E’ chiaro che a cambiare sono le percentuali e che quindi per la fascia dei 18/24enni il totale equivale ad oltre l’80% degli stessi, mentre per gli over 64enni si tratta di poco meno del 30%, ma è proprio qui l’elemento che probabilmente – come si diceva in apertura – può dare a tutti con chiarezza il metro esatto non generico di dove la trasformazione sia arrivata e quanto la stessa incida sulla vita quotidiana di ognuno.
Le altre fasce di età si attestano tutte intorno all’80% come fruizione quotidiana, sono quindi già da tempo arrivate più o meno al picco massimo raggiungibile che mantengono ormai da tempo, fotografando nitidamente che il mezzo chiamato internet non è un fenomeno in ascesa, bensì una realtà più che acquisita quanto mai significativa della vita pressoché di ogni persona.
Apparentemente scontata come realtà, anzi sembra un luogo comune il dire “sono tutti su internet”, ma appunto è apparenza perché la domanda da cui siamo partiti in questa rubrica infatti era esattamente “perché solo il 18-20% delle attività è realmente online?”.
Se fosse così chiaro e assodato di sicuro non ci troveremmo a riscontrare questo scenario. Chi infatti, ben consapevole di questo e titolare di un’attività, lascerebbe la stessa fuori dal mercato?
In teoria nessuno, è ovvio, quindi la deduzione più logica e semplice è quella che non è affatto chiaro a molti (troppi) che la società, le persone, la azioni, le abitudini, si sono modificate non come sempre nella storia del mondo accade, in un modo naturale e con un processo evolutivo “analogico”, bensì in un altro modo, che non ha precedenti storici, totalmente nuovo, ma così “prolifico” e incisivo da essere (già) presente nella vita quotidiana di quella che da sempre è stata la fascia d’età considerata ormai fuori dai giochi, la fascia d’età contro la quale normalmente si infrangevano quasi tutte le nuove “versioni” della società e della quotidianità.
C’è un fattore che sicuramente influisce in questa difficoltà di prendere coscienza: il tempo di sviluppo. La sua velocità non ci è già nota, non abbiamo parametri di riferimento e negli ultimi 3/4 anni, questa velocità – già supersonica – ha avuto ancora un fattore di moltiplicazione che ha impresso se mai era possibile ancora maggiore velocità, che certo non ha permesso a chi ad esempio ha ogni giorno una famiglia e un’attività da far vivere, di assistere a questa specie di “timelapse” nel quale il cambiamento è stato mandato avanti non certo a velocità normale e che pertanto “non risulta” come dovrebbe a così tanti ancora.
Meglio “allertarsi” allora, meglio orientarsi e vista l’importanza…meglio farlo con una bussola, vera.
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