Riaprirà domenica 17 novembre, in occasione della solennità di Sant’Omobono, con una messa celebrata dall’arcivescovo di Modena-Nonantola Erio Castellucci, la chiesa del Voto in via Emilia centro a Modena, nella quale sono stati completati i lavori di restauro e ripristino con miglioramento sismico.
La chiesa, di proprietà del Comune, restaurata e liberata dalle impalcature, dove rimangono da effettuare solo alcuni lavori di pulizia e sistemazione, è stata visitata oggi, martedì 12 novembre dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e dall’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Bosi insieme ai tecnici comunali e delle aziende impegnate nel cantiere.
Il momento liturgico di domenica, al quale parteciperanno oltre al sindaco, il presidente del Consiglio Fabio Poggi, componenti della Giunta e del Consiglio comunale, autorità civili e militari, è in programma per le 15.30 e sarà accompagnato da canti e musica sacra eseguiti dal coro San Lazzaro.
La chiesa riapre ai cittadini modenesi dopo oltre sette anni di chiusura, da quando aveva riportato danni a seguito del terremoto del 2012. L’intervento effettuato, finanziato dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito dei lavori post sisma, per un valore complessivo di circa 835 mila euro, ha preso il via ad agosto dello scorso anno a cura dell’impresa aggiudicataria Biolchini costruzioni srl di Sestola ed è consistito in lavori prevalentemente di tipo strutturale, cui si sono aggiunti alcuni interventi di finitura e restauro strettamente connessi. L’intervento ha riguardato in particolare la riparazione, la messa in sicurezza e il rafforzamento delle strutture dell’edificio. I danni provocati dal terremoto avevano infatti fortemente ridotto la capacità di resistenza alle azioni sismiche di porzioni della chiesa: murature portanti, archi e volte, timpani frontali e laterali, tamburo, cupola e lanterna, abside, copertura e sfere di facciata.
Già a febbraio sono state ricollocate a decoro della facciata, su nuovi capitelli in pietra, le sette sfere in pietra di Vicenza rimosse in via cautelativa dopo il sisma, quando ne precipitò una in strada. La croce in bronzo su quella centrale, che era stata rimossa nel 2009 a causa del distacco di un puntale, sarà ora conservata all’interno della chiesa come testimonianza storica, mentre esternamente ne è stata inserita una in bronzo dorato di identica forma e patinatura.
La chiesa, una delle otto di proprietà del Comune, è stata edificata dalla Comunità tra il 1634 e il 1640 come adempimento del voto fatto dai modenesi alla Madonna della Ghiara affinché cessasse la peste del 1630. Le numerose opere d’arte presenti all’interno (tra queste anche la Pala della Peste di Ludovico Lana in cui, per immagini, si narra la vicenda che portò alla costruzione della Chiesa) durante i lavori sono state spostate o protette mediante pannellature e teli, e ora sono state riscoperte e saranno nuovamente fruibili dai cittadini. Nei prossimi giorni è previsto inoltre il potenziamento dell’impianto d’antifurto presente a loro protezione.
Delle cinque chiese di proprietà comunale rimaste danneggiate a causa del sisma del 2012, sono ora quattro quelle in cui l’intervento, grazie ai finanziamenti regionali, è stato completato: oltre alla chiesa del Voto, il Tempio monumentale, la chiesa di San Barnaba e quella di Sant’Agostino, in cui sono stati fatti anche lavori aggiuntivi finanziati dalla Fondazione di Modena. È in fase istruttoria invece il progetto di ripristino e consolidamento post sisma della chiesa di San Biagio, consegnato per ottenere il parere della Commissione congiunta per gli edifici sottoposti a tutela e la congruità dalla Regione sul finanziamento di oltre 800 mila euro.
Dalla pala del Lana raffigurante la peste che colpì Modena nel 1630 alle tele dello Stringa
Sono numerose le opere custodite all’interno della Chiesa del Voto che sono state rimosse o protette durante il cantiere e che torneranno ora nuovamente fruibili alla città con la riapertura della chiesa.
Tra le principali, lo stendardo raffigurante il Padre Eterno fra una gloria di angeli, con i Santi Geminiano, Omobono e Contardo, dipinto da Francesco Stringa nel 1699 in occasione dei grandi festeggiamenti iniziati il 13 novembre e durati otto giorni, dedicati ai santi Omobono e Contardo per la prima volta designati comprotettori di Modena.
Provengono dal presbiterio, inoltre, due importanti tele dipinte sempre da Francesco Stringa tra il 1669 e il 1670 raffiguranti il “Transito della Vergine” e il “Transito di San Giuseppe”. Le tele dopo la chiusura della chiesa in seguito al terremoto del 2012 sono state restaurate grazie al sostegno del Lions Club Modena Host e sono attualmente esposte ai Musei civici a Palazzo dei Musei in attesa del restauro della chiesa.
Nella cappella votiva fatta erigere dalla comunità nel 1634, trova posto il grande altare in legno con al centro la tela dipinta da Ludovico Lana raffigurante la peste che colpì Modena nel 1630. La pala costituisce il racconto per immagini della vicenda che portò alla costruzione della chiesa modenese, dall’infierire della peste alla decisione di offrire alla Vergine un nuovo edificio sacro per la salvezza di tutta la cittadinanza. L’opera, già dal Settecento ammirata dai viaggiatori di passaggio a Modena, è la prova più matura del Lana, per la sapiente regia con cui egli illustrò la spinta devozionale alla base della costruzione della chiesa e fu capace di rievocare un dramma recentissimo, quello appunto dell’epidemia del 1630.
La Chiesa del Voto sorse infatti, come ricorda il nome, a scioglimento del solenne voto fatto dai cittadini modenesi alla miracolosa Madonna della Ghiara venerata a Reggio Emilia, affinché facesse cessare la terribile epidemia di peste che colpì Modena nel 1630 e in appena sei mesi causò 12 mila vittime. Il 13 novembre, giorno dedicato a S.Omobono (compatrono di Modena), si ebbe la prima giornata senza morti e la chiesa fu inaugurata esattamente sei anni più tardi, il 13 novembre 1636.
Di particolare interesse anche la sagrestia della chiesa ritornata all’antico splendore dopo il restauro del 2011 con interventi mirati alla struttura architettonica, agli arredi lignei e al delicato apparato effimero dipinto da Geminiano Vincenzi e Pietro Minghetti.
La chiesa fu realizzata su progetto di Cristoforo Malagola detto il Galaverna, ricalcato su quello della chiesa di S. Salvatore a Bologna del Magenta e ridimensionato per la minore area disponibile. Nel 1635 il Tempio fu dedicato alla Beata Vergine. Nel 1638 si eresse la cupola. La costruzione fu terminata nel 1641.