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J Colors lascia Finale Emilia dopo aver incassato i contributi pubblici, si schiera la politica

da | Dic 7, 2019 | Finale Emilia | 0 commenti

FINALE EMILIA – J Colors lascia Finale Emilia dopo aver incassato i contributi pubblici, si schiera la politica. Il caso è arrivato in Regione dove è stato convocato il tavolo di crisi.  Scrivono dal Partito Democratico:

Il segretario provinciale Pd Davide Fava e il responsabile Economia e Lavoro nella Segreteria provinciale Pd Alessandro Poggi esprimono vicinanza ai lavoratori della JColors di Finale Emilia e auspicano che, attraverso il tavolo di crisi, si riesca ad evitare la chiusura dello stabilimento modenese, tra l’altro ricostruito dopo il sisma con i fondi pubblici. Ecco la loro dichiarazione:   

“Il Pd provinciale modenese segue con attenzione quanto sta accadendo presso lo stabilimento di Finale Emilia dell’azienda JColors (storico colorificio ex-Rossetti). La proprietà ha infatti manifestato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Finale Emilia, dove operano 32 lavoratori, accentrando la produzione, la logistica e l’area amministrativa a Lainate, in Lombardia, dove l’azienda ha un altro sito produttivo. Siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie, che già avevano attraversato periodi di grande difficoltà e sacrificio in seguito al sisma che colpì l’Emilia nel 2012. Proprio dopo il terremoto, grazie soprattutto alle ingenti risorse messe a disposizione dalla Regione Emilia-Romagna, era stato possibile ricostruire lo stabilimento, ora all’avanguardia da un punto di vista edilizio e degli apparati tecnologici. Riteniamo inaccettabile l’eventualità dell’interruzione del lavoro per i 32 dipendenti finalesi e sosteniamo il lavoro della Giunta e dei nostri consiglieri regionali che stanno cercando di individuare soluzioni che possano sbloccare la situazione: il tavolo di crisi, a cui sono invitati proprietà e rappresentanti dei lavoratori, è già stato convocato”.

Il Movimento 5 Stelle:

Imprese Modena. Colorificio ex Rossetti di Finale, Gibertoni (M5s): evitarne la delocalizzazione

“Lo stabilimento di Finale Emilia, colpito dal sisma del 2012, è stato ricostruito grazie a finanziamenti pubblici che ne hanno accresciuto il valore economico”

Interrogazione di Giulia Gibertoni (M5s) sulla decisione, comunicata dall’azienda, di chiudere lo stabilimento dello storico colorificio ex Rossetti che si trova nel polo industriale di Finale Emilia, in provincia di Modena, per concentrare produzione, logistica e amministrazione a Lainate, nel milanese, dove l’azienda ha un altro sito produttivo. La scelta, oltre a costringere, nell’immediato, 32 dipendenti di Finale Emilia a trasferirsi nella sede lombarda dell’azienda, rischia di avere ripercussioni sull’occupazione, tanto che, secondo quanto riporta la pentastellata, l’azienda avrebbe presentato un piano di licenziamenti che interessa 40 lavoratori a fronte dei 102 contrattualizzati a tempo indeterminato.

Lo stabilimento di Finale Emilia, colpito dal terremoto del 2012, è stato ricostruito – evidenzia la consigliera – grazie a un ingente finanziamento pubblico che ne avrebbe accresciuto il valore economico. Dunque, ipotizza l’esponente dei 5 stelle, l’azienda, invece di valorizzare il nuovo sito, potrebbe essere tentata di accentrare le attività in Lombardia per mettere a bilancio i proventi della cessione dell’immobile di Finale Emilia ottenuto grazie a finanziamenti pubblici.

Per questo motivo Giulia Gibertoni chiede alla Giunta “se, in fase di erogazione del contributo di ricostruzione post-sisma e per l’eventuale contributo alla delocalizzazione temporanea del personale, sia stata o meno acquisita dall’azienda anche una manifestazione di volontà in cui si assumeva l’impegno a mantenere i livelli occupazionali ed eventualmente a comunicare con tempestività al responsabile del procedimento di erogazione del contributo la riduzione, superiore a una certa soglia, degli addetti all’unità produttiva negli anni successivi alla data di conclusione dell’investimento finanziato con i contributi pubblici”. Inoltre, domanda all’esecutivo regionale “se non si ritenga opportuno ricercare soluzioni per evitare licenziamenti e la delocalizzazione dell’attività”.

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