Il tema appassiona chi non è del tutto convinto dell’operato di un partito o ha una passione per il candidato presidente altrui. O anche per chi vuole votare un candidato amico che si trova nella lista di un presidente che ha poche possibilità di essere eletto.
Per gli scrutatori è una difficoltà in più nel leggere le schede, per i politici un incubo ricorrente: parliamo del voto disgiunto, ovvero la possibilità di votare il candidato presidente di una coalizione e un consigliere di un partito diverso.
Il voto disgiunto si può fare domenica, alle elezioni regionali per scegliere il nuovo presidente e i nuovi componenti dell’Assemblea Regionale. E’ una particolarità della nostra legge elettorale, non è dappertutto così
L’ipotesi che siano in tanti a scegliere il voto disgiunto fa paura soprattutto a sinistra.
Tradotto, se vince il Pd Stefano Bonaccini, potrebbe accadere che il Pd non sia il primo partito del nuovo Consiglio regionale. Perchè potrebbe essere la Lega. Un risultato che potrebbe essere frutto di tanti elettori di centrosinistra che non votano Pd per protesta, ma danno comunque fiducia al presidente Bonaccini e votano solo per lui senza esprimere preferenze per nessuno dei partiti che lo sostengono.
Come si vota. Ciascun elettore potrà: votare a favore solo di una lista tracciando un segno sul contrassegno (in tale caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato presidente della Giunta regionale a essa collegato); votare solo per un candidato alla carica di presidente della giunta regionale tracciando un segno sul relativo rettangolo; votare per un candidato alla carica di presidente della giunta regionale, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per una delle liste a esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste.
Ogni elettore, però, – e questo è il voto disgiunto – potrà votare disgiuntamente per un candidato alla carica di presidente della giunta regionale, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per una delle altre liste a esso non collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste. E’ questo il cosiddetto voto disgiunto che potrebbe ribaltare il risultato e spiazzare ogni sondaggio.
Facciamo due casi di scuola, a mò di esempio. Giulia Gibertoni è candidata con il Movimento 5 Stelle, che corre da solo. Ha un suo candidato presidente, Simone Benini. La Gibertoni è di Mirandola, ha un suo seguito personale che non è automatico si allarghi anche a Benini. Per cui, c’è chi potrebbe votare lei nella lista, e poi mettere la croce su Bonaccini o su Borgonzoni.
Stefano Lugli, di Finale Emilia è candidato presidente della regione. Difficile però che lo diventi, il suo partito L’Altra Emilia-Romagna, non ha il peso paragonabile alla Lega o al Pd. Per cui c’è chi lo apprezza ma non lo voterebbe per non sprecare un voto.
In questo caso il voto disgiunto potrebbe essere la soluzione: assegnare la propria preferenza scrivere il nome e Lugli nello spazio dei candidati cansiglieri, e poi mettere la croce per il presidente su Bonaccini o Borgonzoni.
Altra particolarità della nostra legge elettorale è il fatto che vengono automaticamente eletti come consiglieri solo i primi due candidati alla presidenza. Tutti gli altri candidati presidente, oltre a dover superare la soglia di sbarramento del 3% con la rispettiva lista, devono essere eletti attraverso la preferenza.
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