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Primi risultati delle analisi sulla cometa di Capodanno caduta a Cavezzo: “E’ una condrite silicatica”

da | Gen 13, 2020 | In Primo Piano, Mirandola, Cavezzo | 0 commenti

Sono arrivati i primi risultati delle analisi sulla cometa di Capodanno caduta a Cavezzo: “E’ una condrite silicatica”. Il meteorite sui tavoli delll’Università di Firenze, nei laboratori del Dipartimento di scienze della Terra e del Mema, il Centro di microscopia elettronica e microanalisi, per essere sottoposti ad analisi approfondite. È coinvolto nella ricerca anche il Museo di storia naturale, in quanto formalmente riconosciuto come repository dalla Meteoritical Society. Proprio qui è stato convocato per lunedì 13 gennaio Davide Gaddi, il mirandolese che ha fattola sorprendente scoperta.

Intanto Mediaoinaf, il notiziario on line dell’istituto nazionale di astrofisica, è andato a intervistare il geologo Giovanni Pratesi che ha in mano i primi risultati delle analisi. Pratesi conferma le prime valutazioni: è una meteorite, una condrite di 4,5 miliardi e mezzo di anni di età. Il meteoroide che ne è all’origine  – ma questo andrà confermato successivamente – sembra provenire dalla zona interna della Fascia degli asteroidi.

Anche sulla composizione ci può già dire qualcosa?

«È sicuramente silicatica. Non mostra tracce evidenti di metallo, quindi quasi tutto il ferro che è presente – perché c’è sempre un contenuto in ferro importante, in questi oggetti – è all’interno dei minerali silicatici. Non ha dato origine, diciamo, al cosiddetto metallo, a leghe assieme al nichel. Questo lo possiamo già dire perché a vista non lo si percepisce. Ma sono già in corso analisi più approfondite, stiamo preparando il campione. Abbiamo tagliato un disco e lo abbiamo già inglobato nella resina ipossidica».

Fa la differenza, poter disporre di un campione “fresco” qual è questo?

«Be’, sì, il tempo che intercorre tra la caduta e le prime analisi è fondamentale, non solo per la ricerca di eventuali contenuti di materiale organico, verso i quali occorre sempre un’estrema prudenza, ma anche per la determinazione del contenuto di isotopi cosiddetti cosmogenici e dall’emivita molto breve, come per esempio lo scandio-47 e il calcio-47. Isotopi che già dopo poche settimane non si possono più misurare».

Infine l’appello a chi dovesse trovare altri frammenti, perchè l’aspettativa è che a Ponte Motta ce ne siano altri (nel frammento più grosso ci sono due superfici di frattura: una che si è generata nell’impatto con il suolo e un’altra che si è invece generata in quota) prenderli con guanti di plastica, quelli semplici, e poi contattare la rete di ricercatori Prisma.

La fotogallery

 

Leggi l’intera intervista 

Autopsia di una meteorite: i primi risultati

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