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Coronavirus, lo psicologo Unimore spiega le nostre reazioni davanti al rischio di contagio

da | Mar 13, 2020 | San Possidonio, Cronaca | 0 commenti

Come stiamo reagendo all’emergenza sanitaria del Coronavirus? Preoccupazione e ansia sono gli stati d’animo più diffusi, mentre le nostre abitudini quotidiane sono state completamente stravolte creando senz’altro degli scompensi: un’analisi interessante la fa il quotidiano Il Resto del Carlino chiedendo il parere dello psicologo Sandro Rubichi, professore ordinario di Psicologia generale dell’Unimore.

La prima domanda al professore riguarda il modo migliore per adeguarsi a questo nuovo stato delle cose, a questa emergenza: “E’ utile considerare le dimensioni soggettive che determinano la percezione del rischio, ampiamente studiate dagli psicologi, rispetto alla valutazione oggettiva del rischio, operata dagli esperti. Questo è più terrificante se percepito come nuovo, con conseguenze non completamente note che si protraggono nel tempo per molte persone, al di fuori del controllo personale, quindi non ricercato o voluto. Il rischio associato al contagio da Covid19 è quindi percepito come decisamente più terrificante rispetto alla pericolosità associata ad altre situazioni” la risposta di Rubichi.

Il messaggio dello stare a casa può avere un effetto opposto in alcuni soggetti..perchè? Un’altra domanda posta da Vincenzo Malara. “Se il rischio è percepito come terrificante, un possibile meccanismo di difesa può essere quello di rimuoverlo – la risposta – E’ una reazione comprensibile che, se ben interpretata, può essere utile per la comunicazione delle disposizioni messe in campo per ostacolare la diffusione del contagio, aumentandone quindi l’efficacia. Può sembrare paradossale, ma per diminuire la probabilità di comportamenti di massa non razionali è importante evitare che il rischio sia percepito come eccessivamente terrificante agendo sulle dimensioni soggettive sopra riportate. Ad esempio, l’aumento di percezione di controllo del rischio attraverso condotte pubbliche e personali condivise, quali lo stare a casa ed evitare per quanto possibili gli assembramenti di persone, va nella corretta direzione. Ma il cambiamento dei provvedimenti nel giro di poche ore purtroppo va nella direzione opposta e può favorire, in modo erroneo, la percezione di un rischio non controllato o, peggio ancora, non controllabile”.

Di fronte a norme sempre più stringenti può essere facile cadere nel panico…”Appare evidente come ad un rischio percepito come terrificante possiamo reagire in modi non razionali sostanzialmente opposti che hanno lo scopo principale di ridurre ansia e paura: lo rimuovo e/o cerco di recuperare una percezione illusoria di controllo personale sul rischio stesso. La conoscenza dei meccanismi psicologici che ho esposto può favorire analisi, scelte e comportamenti più razionali in tutti noi; ma più rilevanti, a mio avviso, sono le implicazioni per chi ha il compito di gestire l’emergenza e comunicare le disposizioni decise”.

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