MODENA, 28 MARZO 2020 – Nei giorni scorsi Federconsumatori aveva denunciato come intollerabile una situazione che vedeva in vendita mascherine di varia natura a prezzi esorbitanti. Si chiedeva ai gestori delle farmacie di esporre la nota di acquisto, per consentire a tutti di verificare quale dei tre soggetti in campo (produttori, distributori, esercenti) fosse effettivamente responsabile di incrementi fino al 600%. Per quanto è dato di sapere, nessuno lo ha fatto. Federconsumatori aveva chiesto ai consumatori di segnalare acquisti a prezzi gonfiati. In questo caso, invece, ha avuto un fortissimo riscontro. Tutte le segnalazioni che seguono sono documentate da scontrini e altro, e sono state trasmesse all’autorità competente. Continua Federconsumatori nel proprio comunicato:
Francamente ci saremmo aspettati che il caso da noi segnalato, una confezione di 5 mascherine FFP2 venduta a 50 euro presso una grande Farmacia di Modena, rappresentasse un caso limite. In realtà abbiamo appurato che tutte le Farmacie, che avevano la disponibilità di quell’articolo lo hanno venduto più o meno a quel prezzo. Con una significativa, quanto negativa eccezione, una Farmacia della città dove sono state vendute confezioni da 10 mascherine FFP2 a 145 euro. Tante le segnalazioni anche per un prodotto venduto in diverse farmacie, una semplice mascherina in stoffa “agli ioni d’argento” venduta a 20 euro al pezzo, un prodotto non sanitario di minimo valore. Tuttavia la situazione più incredibile non riguarda una farmacia, ma un produttore di Concordia che nei giorni scorsi è stato al centro dell’attenzione pubblica per aver riconvertito la propria attività, con una produzione attesa di un milione di mascherine al mese.
Sono stati i consumatori, ed in primis le imprese, a segnalarci l’incredibile richiesta della Tecnoline Spa, vale a dire 5 euro + IVA, per la vendita di mascherine a tre strati, che peraltro non sono ancora state riconosciute come dispositivi medici. Un prezzo incredibile, che potrebbe tradursi, al consumatore, in non meno di 12/15 euro. Un follia, se si considera che a tale prezzo corrispondono costi di produzione unitari di poche decine di centesimi, come è stato rilevato da più parti. Oltre al caso della Tecnoline di Concordia è stata data notizia anche del caso di una azienda reggiana, la Nuova Sapi di Casalgrande, anch’essa riconvertita alla produzione di mascherine (oltre 100.000 giornaliere), all’apparenza simili a quelle della Tecnoline. Non è noto il costo di produzione, ma sicuramente inferiore ai circa 0,50 euro, prezzo al quale sarà venduto nelle Farmacie del reggiano. E qui il paradosso: il consumatore modenese, nell’impossibilità di uscire dal proprio Comune, dovrà sostenere un costo da 20 a 30 volte superiore a quello del consumatore reggiano, per la medesima mascherina. Un dato che conferma che la provincia di Modena è quella dove si registrano le maggiori tensioni, e che spinge a chiedersi se esista o meno un “Caso Modena”.
Qui sta accadendo qualcosa che deve essere oggetto di approfondimento da parte delle autorità competenti, per verificare se nell’attuale situazione di grave emergenza sanitaria siano state messe in atto vere e proprie manovre speculative, non solo sulle mascherine. Bisogna verificare la sussistenza o meno di aumenti di prezzi non fisiologici, di comportamenti speculativi, di possibili accaparramenti per ottenere aumenti di prezzo. Tutto ciò va fatto con la massima rigidità, tenendo ben presenti i dati del contagio, che riguardano il personale sanitario e chi opera nelle Strutture di accoglienza, vale a dire i soggetti che, in questo momento, sono impegnati in prima linea nella battaglia contro il Covid 19, e che stanno garantendo la tenuta del nostro sistema sanitario. E con loro, in prima linea, chi opera nel commercio, nei trasporti, nelle aziende che continuano ad essere aperte. Non c’è bisogno di nuove norme, perché la normativa c’è già. Si tratta dell’art. 501 bis del Codice Penale che, in grande sintesi, punisce chiunque compia manovre speculative per procurare un lucro dovuto ad un aumento anomalo dei prezzi. Un reato che prevede pene durissime: reclusione fino a tre anni, multe fino a 25.000 euro, sequestro delle merci, inibizione dall’attività. Per parte nostra auspichiamo che le autorità competenti facciano con sollecitudine i necessari controlli, al fine di scongiurare il consumarsi di illeciti di tale gravità ai danni dei cittadini-consumatori del territorio modenese.