L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena in prima linea nella lotta la Malattia di Crohn. Il Policlinico di Modena – con la Struttura Complessa di Gastroenterologia diretta dalla prof.ssa Erica Villa e con la Struttura Complessa di Chirurgia d’Urgenza e Chirurgia Generale d’Urgenza e Oncologica, diretta dalla prof.ssa Roberta Gelmini – è tra gli 11 centri italiani individuati per uno studio clinico internazionale che dovrà valutare l’efficacia delle cellule staminali nel trattamento delle fistole perianali nella Malattia di Crohn. Nei giorni scorsi è stato effettuato il primo impianto di staminali su un paziente di 33 anni seguito da 8 anni presso l’Ambulatorio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) della Gastroenterologa, nella sale operatorie del Policlinico. Si tratta di uno dei primi casi trattati con un intervento del genere in Emilia – Romagna. Ad oggi il paziente sta bene e non ci sono segni di recidiva attiva della patologia perianale
“Lo studio – spiega la prof. Erica Villa di UNIMORE, Direttore della Gastroenterologia e del Dipartimento ad Attività Integrata di Medicine Specialistiche – è stato avviato nel 2017 per confermare l’efficacia e la sicurezza di una singola somministrazione di cellule staminali del tipo Cx601 per il trattamento delle fistole perianali complesse nei pazienti con malattia di Crohn. Si tratta di uno studio di Fase III a doppio cieco, cioè nel quale il paziente non sa se viene trattato con il farmaco o il placebo. Lo studio continuerà per tutto 2020. Per noi è un onore essere tra gli undici centri in Italia a partecipare alla sperimentazione”. Oltre a Modena, in Emilia – Romagna anche Bologna e Cento partecipano alla sperimentazione.
La Malattia di Crohn (o enterite regionale granulomatosa) è una malattia cronica dell’apparato digerente che comporta diversi disturbi funzionali gastrointestinali ed extra-intestinali secondari (tra cui spiccano quelli epatici, articolari, dermatologici e sistemici). “Questa malattia – conclude la prof. Villa – può colpire “a salto” il tratto gastrointestinale dalla bocca all’ano, la sede maggiormente coinvolta è l’ultima ansa ileale ove si osservano lesioni di tipo erosivo-ulceroso di diversa gravità; nel 20% dei pazienti tale patologia può complicarsi con malattia fistolosa perianale. Il Cx601 è la prima terapia con cellule staminali allogeniche a ricevere parere positivo del CHMP in Europa. Questo trattamento offre una nuova potenziale opzione terapeutica per pazienti in cui le fistole abbiano mostrato una risposta inadeguata ad almeno una terapia convenzionale o biotecnologica con antiTNF alfa”.
“Le cellule staminali sono impiantate in sala operatoria dal chirurgo generale in stretta collaborazione con il gastroenterologo-endoscopista di riferimento, entrambe figure professionali imprescindibili nell’ottica del trattamento multidisciplinare di queste patologie” aggiunge la prof Roberta Gelmini di UNIMORE direttore della Struttura Complessa di Chirurgia d’Urgenza e Chirurgia Generale d’Urgenza e Oncologica e componente del gruppo di lavoro delle Rete Regionale delle MICI
“L’intervento – come spiegano il dottor Giovanni Rolando, il chirurgo che ha materialmente operato il paziente e la dr.ssa Angela Bertani Gastroenterologo-Endoscopista referente per le MICI del Policlinico di Modena e per la rete Regionale MICI – si svolge in due sedute, la prima di preparazione in cui si identificano i tramiti fistolosi, si bonificano le cavità ascessuali e si inseriscono i fili di setone che permettono il drenaggio dei tramiti. Il secondo intervento eseguito dopo almeno 2 settimane dal primo prevede la rimozione dei setoni, la chiusura degli orifizi interni al canale anale e la inoculazione lungo i tramiti fistolosi del farmaco o del placebo”.
In Sala, oltre al dottor Rolando e al dottor Alessandro Tarantini della chirurgia generale, erano presenti la gastroenterologa-endoscopista dr.ssa Angela Bertani e l’Anestesista dr. Lorenzo Dall’Ara.
Attualmente sono oltre 1000 i pazienti con MICI che afferiscono all’ambulatorio dedicato della Gastroenterologia del Policlinico di Modena, di cui la metà circa con malattia di Crohn riconosciuto come centro di riferimento spoke della AOU di Modena della rete regionale delle MICI. Di questi pazienti è verosimile che altri 2 possano essere trattati in futuro con questa metodica.