Avevamo pensato che con l’emergenza del covid-19 fosse finita l’epoca in cui tutti sono direttori sanitari e i medici, laureati su internet, sostituivano i medici internisti. Invece no! Quando si parla di ospedale i soliti noti indossano i guantoni e nulla importa se di mezzo ci sono malati, rischi generali diffusi e persone da curare.
L’Ospedale di Mirandola viene individuato, in un quadro di organizzazione che deve preparare la nostra provincia ad affrontare il peggio che è in arrivo, come l’Ospedale del distretto Nord più sicuro dal punto di vista impiantistico e igienico sanitario per gestire la lotta ai malati di Covid-19.
La direzione ha detto chiaramente che si tratta di una soluzione provvisoria e in questo frangente dobbiamo concedere loro piena fiducia.
Invece no, stiamo qui a pensare che una pandemia, nella quale la nostra Regione è la seconda per contagi, nel Paese, oggi, più contagiato del Mondo, sia l’occasione cercata per mettere a segno finalmente il progetto di chiudere l’ospedale di Mirandola.
Che durante il sisma 2012 agli investimenti sulla struttura ospedaliera sia seguito un piano di razionalizzazione sbagliato che ha favorito Carpi a danno di Mirandola, è noto. Ne abbiamo discusso per mesi; comitati e collettori di risorse, hanno investito su una giunta diversa e l’hanno avuta, ma adesso basta. La Regione ha assunto degli impegni toccherà a tutti, quando sarà il momento, di pretendere impegni concreti.
Questa bieca propensione alla propaganda non è degna di un responsabile della sanità, quale è il sindaco di Mirandola, il cui ruolo richiede una visione di responsabilità e calma nell’analisi dei fatti.
E piantiamola una buona volta di usare il biomedicale a piacimento! Forse che gli industriali e manager hanno espresso una loro contrarietà alla scelta della direzione sanitaria?
Finita l’emergenza, chiusi i conti con il passato e con i progetti non più realistici di ospedali baricentrici, si ritornerà a Mirandola la sola struttura, e questa è una conferma, in grado di reggere per i prossimi 10 anni e quindi con la ripresa del previsto programma di restituzione delle risorse e di servizi.
Con in più una lezione che dobbiamo pure imparare da questo dramma: la salute si ottiene con una rete territoriale di servizi di prevenzione, di formazione, di informazione necessari a ogni persona e l’Ospedale è il terminale di tutto, ma non il tutto.
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