MODENA – “Come chiaramente messo in evidenza dall’indagine ISTAT sull’andamento dell’economia italiana nel mese di marzo i dati sono allarmanti – esordisce Mauro Rossi, Presidente Confesercenti Modena – Tutte le attività commerciali legate al turismo, alla ristorazione e alla socialità sono in una crisi senza precedenti: se non riapriamo a breve molti esercenti rischiano di chiudere l’attività. La situazione di bar e ristoranti, che saranno probabilmente gli ultimi a riaprire, è pesantissima. Si tratta infatti di un settore che già prima del lockdown del 10 marzo nella provincia di Modena aveva perso oltre 4 milioni di euro. Le categorie dei servizi, del commercio e del turismo – le ultime due in particolare in tutta Italia coinvolgono quasi 600mila occupati – sono le più penalizzate. Nel settore della ricettività il Coronavirus ha completamente cancellato il mese di aprile, le vacanze di Pasqua e i ponti di primavera, per un totale di 10,5 milioni di viaggiatori svaniti e di 3,3 miliardi di consumi turistici perduti. Per quanto riguarda le attività commerciali, se la chiusura imposta dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria proseguisse fino a fine aprile, la riduzione complessiva dei consumi sarebbe di oltre 4 punti e quasi 3 di valore aggiunto. Se dovesse perdurare fino a fine giugno si avrebbero quasi 10 punti in meno di consumi e 4,5 di valore aggiunto. L’unico settore in controtendenza è quello alimentare, che ha registrato un incremento anche del 40%. Occorrono quindi misure veloci, che diano una liquidità immediata alle piccole imprese che in questo e mese e mezzo di fermo hanno perso redditività. Per questo crediamo che le misure previste nel Decreto liquidità recentemente approvato vadano migliorate. Ad esempio viene lasciata troppa discrezionalità al sistema bancario sulla possibilità di concessione del credito e non è chiaro se vi sia un automatismo in merito. In pratica le misure del decreto non rispondono alle richieste delle aziende che vorrebbero riprendere la propria attività nel rispetto di tutte le norme di precauzione a garanzia della clientela e del personale”.
FISMO – Federazione Italiana Settore Moda
Il “Made in Italy”, settore per eccellenza rappresentato dalle migliaia di negozi che vendono abbigliamento e accessori, rischia di essere messo in ginocchio e non rialzarsi più in mancanza d’interventi mirati massicci e tempestivi. “La crisi economica generata dall’emergenza Coronavirus comporterà per il settore dell’abbigliamento conseguenze gravi, inattese e inevitabili per tutto il 2020 – sostiene Roberta Simoni Presidente provinciale FISMO – Federazione Italiana Settore Moda Confesercenti Modena – I consumi sono fermi, la pandemia è stata uno tsunami per le nostre aziende, dobbiamo prepararci ad affrontare i rischi che impatteranno sull’equilibrio finanziario e la continuità produttiva e occupazionale del nostro Paese”. Da una prima analisi sul Retail italiano, il comparto è destinato a perdere in un anno fra il 15% e il 25%, mentre a causa delle misure di lockdown si ipotizza una crescita del 20% del mercato on-line, che penalizzerà ulteriormente i negozi fisici, costretti ad abbassare le saracinesche. Per capire la peculiarità della filiera moda occorre comprendere che, a monte, c’è il lavoro di intere categorie hanno già pagato totalmente i propri oneri, anticipando senza alcun paracadute un anno di lavoro. “La stagionalità della moda è più o meno uguale a quella del turismo – prosegue Simoni – E il nostro settore non sta perdendo solo due mesi di attività, sta perdendo un intero anno di lavoro”. FISMO Confesercenti Modena, così come la categoria a livello nazionale, è fortemente preoccupata per la situazione delle imprese che rappresenta e propone, per far fronte all’emergenza, un accordo con la produzione che preveda il cosiddetto conto vendita, non obbligando così il commerciante al pagamento anticipato della merce ricevuta, ma pagando soltanto quella effettivamente venduta e potendo restituire i prodotti invenduti. Questa proposta avrebbe vantaggi concreti anche sul consumatore finale, poiché il calcolo del markup pricing farebbe abbassare il prezzo al dettaglio, creando nuovo slancio all’economia, favorendo la ripresa dei consumi e del commercio.
Il quadro che si presenta nel settore in provincia di Modena è molto pesante: tantissime imprese non sono più in grado, già da ora, di far fronte al pagamento delle utenze, dei canoni di locazione e degli impegni assunti con i fornitori. La chiusura forzata delle attività sta portando le imprese più piccole e a conduzione familiare ad essere in gravi difficoltà, con conseguenze anche dal punto di vista sociale. Inoltre manca liquidità: la disponibilità di maggior credito non è così scontata e certa e non tutte le banche stanno rispettando gli accordi sottoscritti. FISMO chiede quindi, quanto prima, una revisione complessiva degli stanziamenti includendo anche i fondi europei non spesi e tornati nuovamente disponibili: la garanzia di un accesso a prestiti facilitati cosicché le imprese possano salvare i posti di lavoro; un sostegno diretto all’informatizzazione delle piccole aziende commerciali affinché possano utilizzare l’on-line per continuare a operare anche in situazioni d’emergenza evitando che si ripropongano situazioni di concorrenza sleale tra chi deve chiudere e chi può addirittura incrementare il suo volume d’affari via web, oggi non tassato; l’esenzione dal pagamento di tutti i tributi comunali per i periodi interessati dalle chiusure; una consistente disponibilità di tutte le risorse della Regioni e delle Camere di Commercio con pratiche di accesso semplici e veloci; il riproporre il beneficio del bonus e del credito d’imposta per le locazioni commerciali per tutti i mesi d’inoperatività delle imprese; il posporre gli adempimenti fiscali e dilatarli su tempi più lunghi di quelli previsti. Necessario già quanto prima consentire una riapertura delle attività, se ciò non sarà possibile sarebbe importante prevedere per i negozi del settore una riapertura che preveda, ad esempio, una vendita su appuntamento.
FAIB – Federazione Autonoma Italiana Benzinai
Tra marzo e inizio aprile i dati rilavano un -1,95 miliardi di litri di carburanti erogati. Questo comporta che, per i gestori, sono svaniti 60 milioni di euro di reddito a livello nazionale. Migliaia di impianti sono a rischio fallimento.
“I proponimenti del Governo a sostegno della categoria – spiega Franco Giberti, Presidente FAIB Confesercenti Modena – non si sono ancora concretizzati. La distribuzione dei carburanti è tutt’ora attiva e garantisce i rifornimenti sia in sola modalità self-service, con accettatore di banconote o carte, sia in modalità servito. Ma siamo allo stremo. Rischiamo tutti il fallimento: alcuni costi fissi di gestione, utenze e servizi e il costo sostenuto per il personale rappresentano un peso economico insopportabile per le gestioni. Senza interventi immediati non credo che riusciremo a continuare a garantire il servizio pubblico ancora per molto. Teniamo in considerazione il fatto che per gli impianti con quantità di erogato importanti possiamo stimare tra marzo e aprile una perdita di erogato pari a 430.000 litri di carburante e una perdita di fatturato stimato in 530.000 euro”.
In provincia di Modena oltre il 35% degli impianti a causa della scarsità delle vendite ha attivato la sola modalità self-service. Le perdite stimate nel mese di marzo si avvicinano al 90%.
In Italia sono attivi circa 21.500 punti vendita carburanti, di cui circa l’80% ancora regolarmente in funzione ma le scorte medie sono ridotte al minimo, mediamente tra i 2/5mila litri per prodotto. Sempre a livello nazionale le perdite in termini di erogati sono di circa 1,95 miliardi di litri di carburante per il periodo che va dalla seconda settimana di marzo fino al 6 aprile, sono stimabili in circa 60 milioni di euro in termini di reddito lordo per i gestori e la perdita di fatturato complessivo (comprese le tasse e imposte destinate allo Stato) ammonta a 2,9 miliardi di euro.
ANVA – Associazione Nazionale Venditori Ambulanti
I mercati dove si esercita il commercio sulle aree pubbliche “… Salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari”, però a determinate condizioni, sono sospesi. Questo è un problema per tutta la categoria che da mesi non lavora: “Abbiamo chiesto ai Comuni la sospensione dei pagamenti della tassa (TOSAP) o del canone (COSAP) per l’occupazione di spazi e aree pubblici – spiega Alberto Guaitoli Presidente provinciale ANVA Confesercenti Modena – e la riduzione almeno del 50% dei relativi importi a valere sulle prossime scadenze per i mesi di marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre. Inoltre per noi ambulanti, quando sarà nuovamente possibile svolgere i mercati, sarà come ripartire da zero: ci saranno molte restrizioni e regole per rispettare il distanziamento sociale. E’ quindi necessario chiedere alla Regione di costituire da subito una cabina di regia con le associazioni maggiormente rappresentative del commercio su area pubblica per riprogrammare la ripartenza dei mercati e per arrivare ad avere un’omogeneità di regole su tutto il territorio regionale“.
FIARC – Federazione Italiana Agenti e Rappresentanti di Commercio
“Le misure adottate dal Governo per questa categoria non sono assolutamente adeguate – commenta Marco Poggi, Coordinatore Provinciale di FIARC Confesercenti Modena – Anche l’Enasarco, ovvero l’Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio, si è attivata ben poco. Certo, è positivo il rinvio degli adempimenti previsto per tutti, ma assolutamente non sufficiente”. Esprimono preoccupazione e allarme gli agenti di commercio per la situazione di difficoltà in cui si dibatte la loro categoria, determinante per lo sviluppo del Paese, e soprattutto per l’assenza di provvedimenti efficaci.
“Il settore degli agenti è costituito da microimprese – prosegue Poggi – in gran parte ditte individuali che traggono la propria sostenibilità economica dalle entrate correnti costituite dalle provvigioni mensili. Il loro venir meno totale o parziale determina una situazione di gravissima difficoltà”. Una particolare attenzione va rivolta anche al settore dell’intermediazione finanziaria, in cui operano i consulenti finanziari, che sono parte integrante degli iscritti all’Enasarco. Questi professionisti, che curano la relazione con i risparmiatori, sono soggetti a un ridimensionamento dei ricavi dovuto alla diminuzione degli asset finanziari della loro clientela.