“Lo abbiamo condiviso col Presidente di Confindustria Boccia e credo che il messaggio sia giunto sufficientemente chiaro anche ai rappresentanti delle Istituzioni. Ora ritengo necessario condividere il nostro grido d’allarme con l’opinione pubblica: dobbiamo ripartire al più presto, non oltre la data del 13 aprile, se vogliamo evitare il collasso irreversibile del nostro sistema economico”.
Così si pronuncia Giuseppe Lesce, Presidente di Federmacchine, la Federazione italiana delle aziende produttrici di beni strumentali al servizio di tutti i settori industriali che rappresenta un fatturato complessivo di 50 miliardi di euro, con una vocazione all’export altissima (vicino al 70%) e un’occupazione di 200.000 addetti, suddivisi in oltre 5.100 aziende sul territorio nazionale.
Lesce segnala che ogni giorno aumenta la preoccupazione delle imprese rispetto alle decisioni del Governo, che a fronte della graduale contrazione dei contagi e della necessità di programmare la ripartenza valuta esclusivamente i fabbisogni finanziari delle imprese, con l’erogazione di 400 miliardi di euro di liquidità, e non la necessità di continuare a presidiare i mercati globali, dove stiamo compromettendo la nostra competitività perché, mentre noi chiudiamo le fabbriche, i nostri concorrenti più vicini, come Tedeschi e Svizzeri, a parità di contagi, non hanno mai interrotto la produzione. Il tutto mentre gli esperti indicano che la cancellazione totale dell’epidemia sarà un risultato di medio-lungo periodo (c’è chi parla di svariati mesi e persino di anni).
“Non è pensabile fermare ulteriormente gran parte dei processi produttivi – ammonisce Lesce – pensando di compensarli finanziariamente, per i limiti del bilancio statale e per l’interconnessione mondiale di tutta l’economia. L’Italia non può ignorare che molti Paesi, in primis la Germania, principale concorrente dei settori che rappresento, stanno continuando l’attività produttiva senza per questo mettere a repentaglio sicurezza e salute dei loro lavoratori. Tutto questo significa per noi una oggettiva erosione di quote di mercato faticosamente costruite nel tempo”.
Per questo Federmacchine auspica con forza che il Governo conceda alle aziende di tutti i settori manifatturieri di ripartire già da martedì 14 aprile, a condizione ovviamente che siano garantite le misure di igiene e sicurezza a tutela di tutto il personale.
“Vogliamo dire al Governo che non possiamo perdere un giorno in più. Il 14 aprile è la nostra last call per la sopravvivenza – avverte Lesce – in quanto una pausa più lunga rappresenterà per moltissime aziende, soprattutto quelle più piccole della filiera di fornitura, la fermata definitiva. Siamo inoltre convinti che la piena ripresa dell’attività produttiva, nel rispetto delle norme sanitarie, non sia affatto in contrasto con la sfida in atto di arginare il virus e tornare alla normalità”.
I settori che realizzano beni strumentali (macchine e impianti) per tutte le filiere produttive hanno indubbiamente una centralità strategica della quale Federmacchine, in questa fase di crisi, sente tutta la responsabilità: nessuno mette in discussione la tutela della salute e della vita delle persone che, come rilevano le statistiche, riguarda al 95% la generazione degli ultrasessantenni. Ma dobbiamo preoccuparci anche delle condizioni di vita che lasciamo alle generazioni future.
“Segnalo infine – conclude Lesce – un problema oggettivo di coesione sociale, cioè di tenuta complessiva della società che deve tornare ad essere gestito con lungimiranza e responsabilità politica, contemperando le esigenze medico-sanitarie con la tutela del lavoro attraverso la creazione di valore reale e non di debito”.