BOLOGNA – Accesso agevolato al credito e al Fondo speciale di garanzia, sospensione dei mutui e credito d’imposta per il pagamento dei canoni di locazione e delle spese di sanificazione anche al Terzo Settore, all’associazionismo di promozione sociale e di volontariato. A tutti quei soggetti, quindi, che grazie all’impegno di tanti, garantiscono servizi e opportunità fondamentali per la comunità.
Lo hanno chiesto al Governo la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein, e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, inviando una lettera ai ministri dell’Economia, Gualtieri, e del Lavoro, Catalfo.
La lettera anticipa al Governo l’intenzione della Regione di proporre un emendamento in sede di conversione del “decreto liquidità” per il tramite della Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, per consentire l’accesso al Fondo di garanzia anche ai soggetti non costituiti in forma di impresa.
Ma non solo. Allo studio da parte della Regione Emilia-Romagna ci sono anche misure ad hoc, di livello regionale, per poter fornire un ulteriore supporto al Terzo Settore, alle associazioni di promozione sociale e di volontariato che stanno contribuendo anche alla gestione dell’emergenza.
“Considerate le grandi difficoltà che il Terzo Settore sta affrontando per effetto delle conseguenze dell’emergenza Covid 19- scrivono gli assessori Schlein e Colla– sarebbe fondamentale che anche il Terzo Settore potesse accedere alle misure previste dal decreto, in particolare all’accesso agevolato al credito e al Fondo speciale di garanzia, alla sospensione dei mutui, e al credito d’imposta per il pagamento dei canoni di locazione e delle spese di sanificazione. Una preclusione nell’accesso a queste misure- sottolineano- mette in forte discussione la capacità di tenuta del Terzo settore”.
Il “decreto liquidità”, varato il 9 aprile scorso, prevede agevolazioni per l’accesso al credito guardando soprattutto alle piccole e medie imprese ma escludendo da tale possibilità i soggetti non costituiti in forma d’impresa.
“Con questa formulazione- spiegano gli assessori- il Terzo Settore, Associazioni, Fondazioni ed Enti religiosi civilmente riconosciuti non potranno accedere a queste misure di accesso agevolato al credito, pur essendo una parte importante del tessuto sociale ed economico del nostro Paese. Solo nella nostra regione l’economia sociale vede la partecipazione di 25mila organizzazioni che, pur non essendo iscritte al registro delle imprese, occupano oltre 20mila dipendenti e migliaia di collaboratori, liberi professionisti e volontari”.
“Un tessuto fondamentale della nostra società-concludono Schlein e Colla- che ha contribuito e contribuisce fattivamente alla gestione dell’emergenza provocata dal Covid 19 su cui sarà imprescindibile contare nella fase di ricostruzione che ci consegnerà una situazione inedita con conseguenze economiche e sociali preoccupanti e per le quali istituzioni e società civile dovranno attrezzarsi adeguatamente e collaborare attivamente nella ricostruzione graduale della socialità”.
L’emendamento che verrà presentato attraverso la Conferenza delle Regioni si pone in continuità con quanto già previsto dall’art. 22 del DPCM sulla Cassa integrazione, che include espressamente il Terzo settore, compresi gli Enti religiosi civilmente riconosciuti