Il deputato Pd Piero Fassino, eletto nel collegio di Modena e Ferrara, risponde ai mirandolesi Guglielmo Golinelli e Roberto Lodi sul valore e sul significato della Festa del 25 aprile. I due leghisti hanno fatto interventi molto duri sulla festa della Liberazione. Golinelli aveva scritto su Facebook: ““Permettono all’Anpi di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile in forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza… fate schifo”. E Lodi aveva lanciato un appello:
Caro signor Sindaco di Mirandola, caro Alberto esprimo un desiderio (sarebbe facile tacere – tra tre giorni è il 26 e tutto passa- ma mi hanno insegnato a non farlo e non lo farò):
vorrei che ti sottraessi alla liturgia della celebrazione del 25 aprile, una festa che negli anni è diventata sempre più di quella parte che lottò non per la libertà, ma perché l’Italia cadesse sotto la dittatura di Stalin; di quella parte che non esitò ad eliminare altri combattenti antifascisti rei di non essere comunisti, penso al fratello di Pasolini o di De Gregori o a metterli alla berlina anche al termine del conflitto, come la medaglia d’oro Edgardo Sogno, solo per citarne alcuni; di quella parte che, come riconobbe persino il presidente della Camera Violante, non si è mai neppure interrogata sulle ragioni per cui ragazzi di vent’anni, ben coscienti della sconfitta che li attendeva, lottarono solo per l’onore; di quella parte che ha costantemente escluso chi voleva partecipare a quella festa che pur di italiano ha ben poco, essendo chiaro che senza gli alleati non vi sarebbe stata alcuna liberazione con coloro che appena il giorno prima si assiepavano sotto il balcone osannanti; di quella parte, peraltro anagraficamente estinta, che continua a fomentare l’odio nei confronti di un nemico sconfitto da quasi un secolo, per pura quotidiana strumentalità politica, bollando come reprobi fascisti tutti coloro che ad essa si contrappongono.
Vorrei veramente che si avesse la forza di cambiare atteggiamento, soprattutto nella nostra Mirandola e nella nostra Bassa che quel 25 Aprile non vide la pace, ma tremende tragedie consumarsi verso chi solo aveva osato schierarsi e rimanere fedele anche nella sconfitta.
Lo stesso podestà di Mirandola, Enrico Tabacchi con il figlio Fernando e con gli altri concittadini Mario Cecchi, Claudio Spezzani, Giulia Castellini e i ventenni Gina Malagoli e Domenico Paltrinieri venne trucidato, a guerra finita, al Cristo di Bomporto, per non dimenticare Sala di Cavezzo e le decine di donne e uomini sventurati seviziati a villa Martini a Concordia e vigliaccamente finiti a San Possidonio, in quella strage che va sotto il nome di Corriera Fantasma.
Ecco vorrei che la Tua, la nostra amministrazione segnasse una svolta ed abbandonasse finalmente questi lugubri ricordi di odio per un sentimento di riappacificazione vera nel rispetto della memoria di tutti.
Da Roma arriva adesso la repirmenda del deputato Piero Fassino, eletto a Modena col Pd:
“La storia non si azzera, nè la si riscrive per come non è stata davvero” Lo ha dichiarato l’on. Piero Fassino replicando alle esternazioni dell’on. Guglielmo Golinelli e di Roberto Lodi, esponenti leghisti. “Negare che con la lotta partigiana – ha sottolineato Fassino – l’Italia si sia liberata dal fascismo vuol dire offendere la memoria dei tanti che per mano del fascismo sono morti nei campi di sterminio, nei lager di deportazione, nelle valli devastate dalle rappresaglie e dagli eccidi. A Golinelli e Lodi non dicono nulla i nomi di Marzabotto, Boves, Sant’ Anna di Stazzema? Non dicono nulla le Fosse Ardeatine? Non dice nulla il massacro della famiglia Cervi e dei tanti ragazzi torturati, impiccati, fucilati in ogni luogo d’Italia?” “Nessuno – ha concluso Fassino – può ignorare o negare che nel 25 aprile stanno le radici della Repubblica, della Costituzione e della democrazia.”