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Ospedale Civile: intervento urgente di chirurgia e di endoscopia

da | Apr 4, 2020 | Altri Comuni, Salute, Sanità | 0 commenti

BAGGIOVARA – In questi giorni, presso l’Ospedale di Baggiovara, è stato eseguito, in urgenza, un trattamento combinato chirurgico/endoscopico  complesso e delicato su una paziente giapponese, di anni 48, che si è presentata in Pronto Soccorso con un quadro settico di colecistite (infiammazione della colecisti, ripiena di calcoli), pancreatite (infiammazione del pancreas, con ascesso) e colangite (infiammazione delle vie biliari) sostenuta da diversi calcoli della Via Biliare Principale o Coledoco (tratto di Via biliare che conduce la bile dal fegato verso il Duodeno) due dei quali erano di circa 5cm di diametro, cresciuti, come un vero e proprio calco, attorno ad una protesi, posizionata in Giappone 5 anni fa. L’intervento è riuscito e il decorso post-operatorio prosegue bene.

Si è trattato di un caso davvero complesso soprattutto le scelte di strategia diagnostica e terapeutica che hanno coinvolto equipe multispecialistiche. L’intervento, infatti, è frutto della valutazione congiunta di chirurghi ed endoscopisti che hanno lavorato in equipe sulla paziente.

In una prima fase l’equipe di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva diretta dalla dottoressa Rita Conigliaro ha asportato la protesi e ha ripulito il dotto riducendo la presenza di tutti i calcoli più piccoli, permettendo di posizionare drenaggi utili per ridurre l’infezione e l’ittero; rimanevano però i due grossi calcoli a “stampo “della via biliare. In sala, oltre alla dottoressa Conigliaro, era presente anche il dottor Dott. Santi Mangiafico.

Invece di provare ad asportare endoscopicamente questi 2 grossi calcoli frantumandoli – spiega dott.ssa Rita Conigliaroabbiamo preferito procedere chirurgicamente, visto che la paziente avrebbe dovuto comunque essere sottoposta a colecistectomia e che aveva un importante stato settico. Si è quindi deciso di intervenire sempre in regime di urgenza, mediante un intervento laparoscopico in Sala Ibrida, che consente di eseguire, in caso di necessità, anche manovre combinate in multi-team”.

Il 19 marzo scorso, quindi, l’equipe chirurgica guidata dalla dottoressa Micaela Piccoli, Direttore della Chirurgia Generale, d’Urgenza e Nuove Tecnologie dell’Ospedale Civile di Baggiovara, ha eseguito in laparoscopia, con tecnologia 4K, un intervento che a tutt’oggi viene eseguito, per via mini-invasiva, solo in pochissimi Centri Italiani ad Alta Specializzazione, come appunto quello della Chirurgia di Baggiovara. In sala Ibrida erano presenti, oltre alla dott.ssa Micaela Piccoli, i chirurghi dott. Vincenzo Trapani e il chirurgo specializzando dott. Nicola Albertini. Con loro l’Anestesista dott. Simone Sculli, dell’Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva diretta dalla dott.ssa Elisabetta Bertellini, la strumentista Florentina Barbu gli infermieri di Sala Simone Maselli e Dilsa Garcia Lopez.

Senza aprire l’addome (apertura che avrebbe richiesto una lunga incisione chirurgica e comportato molti più rischi per la paziente) si è proceduto, in laparoscopia, ad evacuare un grossolano ascesso peri-pancreatico, ad eseguire la colecistectomia, ma soprattutto, attraverso una piccola incisione della parete anteriore del coledoco, individuata anche grazie ad un colorante specifico “verde indocianina” iniettato per via endovenosa, visualizzabile solo attraverso un’ottica laparoscopica specifica ad infrarossi, ad introdurre un videocoledocoscopio con cui si è stato possibile esplorare dall’interno visivamente il coledoco, individuando i grossi calcoli e sotto visione, utilizzando una microsonda (litotritore elettroidraulico), introdotta attraverso uno dei canali del videocoledocoscopio, a frammentare i voluminosi calcoli asportandone una buona parte.

La gestione di questa complessità – spiega la dottoressa Micaela Piccolirichiede una grandissima esperienza non solo medica, ma anche infermieristica. In Sala Ibrida si è utilizzato, infatti l’angiografo per eseguire più sequenze colangiografiche, una colonna laparoscopica collegata a due monitor 4K, il videocoledoscopio che prevede un monitor ulteriore. Tutte queste attrezzature vanno gestite contemporaneamente non solo sul campo operatorio, ma anche attorno, con prontezza e competenza dal personale infermieristico. Ciascuna tecnologia richiede multipli strumenti appositi e delicati. Il solo videocoledoscopio è fornito di canali che devono prevedere acqua in continuo, senza la quale non sarebbe possibile la visione all’interno del coledoco, cestelli per catturare i calcoli, palloncini per lo stesso scopo e sonda litotritore ad acqua per frammentare i calcoli. Tutta questa tecnologia è usata contemporaneamente sul tavolo operatorio dai diversi componenti dell’equipe. Ci vuole quindi coordinamento, competenza ed un affiatamento comune solo a una grande equipe medico-infermieristica, come la nostra, di cui vado fiera. La qualità di visione e la tecnologia a nostra disposizione, permette di ottenere dei risultati meravigliosi, quasi spettacolari. Esplorare visivamente, dall’interno una via biliare, assomiglia alla visione di un astronauta su un paesaggio lunare”.

Al termine di un intervento durato oltre tre ore si è deciso di non proseguire immediatamente alla completa bonifica endoscopica ma di attendere alcuni giorni. Suturata l’incisione del coledoco, quindi, la paziente è stata riportata in reparto con un decorso postoperatorio privo di complicazioni.

Abbiamo atteso i giorni necessari per il superamento dello stato settico e per il consolidamento della sutura del coledoco ed in data 1° aprile l’equipe della dott.ssa Conigliaro ha definitivamente bonificato, endoscopicamente la Via Biliare asportando tutti i calcoli residui, ridotti a frammenti e più facilmente rimuovibili, attraverso la papilla duodenale opportunamente allargata con manovre endoscopiche” conclude la dott.ssa Piccoli.

Il caso così gestito conferma come, anche in tempi delicati come quello che stiamo affrontando, i casi urgenti e complessi vengano gestiti con la stessa accuratezza e competenza a cui siamo abituati, nella maggiore sicurezza possibile all’interno di percorsi puliti, denominati “COVID free”.

L’importante è risolvere il problema con le risorse che si hanno a disposizione e con la professionalità che ciascuna équipe può mettere in campo” ha concluso la dott.ssa Conigliaro.

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