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Riaprire i centri estivi, esperti a confronto in Regione per dare sostegno alle famiglie nella Fase 2

da | Apr 26, 2020 | Mirandola, In primo piano, In primo piano | 0 commenti

Vagliare tutte le possibili modalità alternative per riaprire in sicurezza i Centri estivi e garantire alle famiglie l’assistenza nel momento di ritorno al lavoro. E’ l’ipotesi su cui la Regione Emilia-Romagna sta lavorando ed è stato il tema centrale di un incontro che si è svolto ieri in videoconferenza tra la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, l’assessore alla Scuola, Paola Salomoni, Enti locali e province, rappresentanti dei gestori dei servizi, coordinamenti pedagogici territoriali e alcuni esperti.

E’ più di un’ipotesi quella su cui sta lavorando la Regione assieme a tutti gli attori coinvolti, per essere pronti e fornire un contributo propositivo e operativo alla discussione che si sta tenendo anche a livello nazionale, sulla graduale riapertura dei Centri estivi e con un occhio al futuro dei servizi educativi per l’infanzia, compresi i nidi.

La necessità è evidente: permettere la programmazione dei servizi non appena sarà consentita la parziale ripresa delle attività, garantendo tutte le condizioni per la massima tutela della salute dei bambini e delle famiglie, che saranno individuate dalle direttive sanitarie.

La Regione ha già promosso in questi giorni un giro di contatti sul tema specifico dei Centri estivi con i Comuni maggiori e alcune Unioni di Comuni per capire lo stato dell’arte circa i bandi comunali destinati ai gestori e quelli destinati alle iscrizioni delle famiglie.

“Nell’interlocuzione positiva con il Governo in merito ad un piano di graduale di ripresa delle attività, abbiamo voluto evidenziare come questa riflessione debba necessariamente essere accompagnata a quella riguardante il sostegno alle famiglie nella gestione dei bambini e la graduale ripresa della loro socialità- sottolineano la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein e l’assessore alla Scuola, Paola Salomoni-.

“Anche i servizi educativi e i Centri estivi dovranno essere pronti ad accogliere i bambini con modalità alternative e innovative non appena ci saranno le condizioni. Per questo- aggiungono- come Regione, abbiamo inteso avviare con tutti i soggetti coinvolti in questo campo un ampio confronto, per individuare soluzioni creative, responsabili, sicure per una graduale ripresa della vita sociale e all’aria aperta dei più piccoli”.

“Il problema- proseguono Schlein e Salomoni- resta bilanciare il diritto all’ educazione e alla socialità dei bambini con la tutela della salute loro, degli educatori e delle famiglie, seguendo buone pratiche che facciano rispettare le norme di prevenzione. Ma, soprattutto, dobbiamo assolutamente evitare che le famiglie siano lasciate sole ad affrontare la gestione dei propri figli, anche perché non possiamo accettare alcun passo indietro nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne”.

I primi esiti di questo confronto sulle modalità alternative di svolgimento dei Centri estivi saranno presentate dal presidente, Stefano Bonaccini, già a partire dalla prossima seduta dell’Assemblea legislativa, martedì 28 aprile.

Quanto alle misure di sicurezza e di tutela sanitaria da adottare per consentire lo svolgimento delle attività, la Regione pensa innanzitutto ad una revisione complessiva dei parametri previsti dalla direttiva specifica, emanata nel 2018.

Con la riapertura dei servizi,  si confermerebbe per il terzo anno consecutivo il “Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di Centri estivi”, che prevede contributi alle famiglie per sostenere il costo delle rette e per i quali la Regione ha già stanziato 6 milioni di euro a favore dei  Comuni.

Inoltre, la riapertura sperimentale dei Centri estivi potrebbe fornire indicazioni utili per quella dei servizi educativi per la fascia 0-6, a settembre.

Sui servizi educativi per l’infanzia nella fascia 0-3, quella degli asili nido, dall’inizio dell’emergenza la Regione ha stanziato un finanziamento straordinario di 5 milioni di euro, per sostenere i Comuni nel fronteggiare le mancate entrate delle rette e consentire alle famiglie di non pagare per i servizi pubblici e privati convenzionati non resi a causa dell’emergenza sanitaria da Covid19. Sale a 12 milioni e 250mila euro per il 2020 lo stanziamento complessivo per finanziare il sistema educativo emiliano-romagnolo nella fascia di età 0-3 anni.

Larga parte delle risorse (6 milioni 525mila euro) è finalizzata alla gestione e al consolidamento dei servizi per la prima infanzia: nell’ambito di questa cifra, è previsto un incremento di 182.700 euro per i bambini iscritti ai servizi educativi di Comuni montani, e una quota aggiuntiva di oltre 137mila euro assegnati sulla base del numero di bambini con disabilità. 725 mila euro sono destinati a sostenere la qualificazione dei servizi educativi, attraverso il coordinamento pedagogico territoriale (300 mila euro) e la formazione permanente del personale (425 mila euro). I contributi saranno assegnati dalla Regione direttamente ai Comuni ed Unioni ripartiti in base al numero dei bambini iscritti ai servizi educativi.

Questa la ripartizione territoriale dei 12 milioni e 250 mila euro

A livello territoriale, le risorse saranno così suddivise: Bologna (3.472.749,25 euro)Modena (1.979.343,21); Reggio Emilia (1.674.655,73 euro)Parma (1.253.851,41 euro); Piacenza (497.211,56 euro); Ferrara (713.807,68 euro); Ravenna (1.111.101,26 euro); Forlì-Cesena (958.570,81 euro); Rimini (588.709,09 euro).

A queste risorse, si aggiunge sempre per la fascia 0-3 la misura “Al nido con la Regione” con cui sono stati stanziati altri 18 milioni per l’abbattimento delle rette, già erogati in anticipo sui tempi previsti.

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