MODENA – “Il nodo idraulico della Bassa Modenese è uno dei più complessi al mondo, ed è stato reso fragile e vulnerabile in questi ultimi decenni dall’incuria dei suoi fiumi, il Secchia e il Panaro, e delle piante che ne accompagnano il tracciato. Della commissione di docenti universitari, nominata dopo la tragica alluvione del gennaio 2014, si è persa traccia, ma anche lo scorso anno questo territorio ha subito 45 giorni di piena: 30 a maggio e 15 a novembre, dimostrando così che tutti gli interventi di manutenzione nel frattempo eseguiti lungo i 72 km delle aste di pianura, avevano solo un carattere emergenziale. Serve, invece, un approccio strutturato alla questione che, altrimenti, rischia di riproporsi con nuovi, devastanti danni”.
A sollevare la questione, chiedendo alla Giunta regionale di dar conto di azioni e progetti concreti, è il consigliere regionale della Lega Stefano Bargi.
In una interpellanza depositata in Regione, Bargi chiede la costituzione urgente di un Comitato scientifico di competenza riconosciuta che possa individuare le migliori soluzioni da mettere a progetto per risolvere l’emergenza del fiume Secchia e delle popolazioni che vivono a ridosso del suo territorio. Bargi chiede conto anche delle risorse messe in campo contro il dissesto idrogeologico annunciate dal presidente Bonaccini e sollecita la revoca di quanto previsto dall’Ente Parchi Emilia Centrale che ha individuato il Secchia come elemento di paesaggio naturale e semi-naturale protetto, ciò che implica il divieto di qualsiasi sfalcio spondale o asportazione di depositi e rimodellamento dell’alveo.
Secondo Bargi, per contro, occorre un piano di ristrutturazione globale, un progetto di ripristino dell’alveo e delle golene che parta dalla foce fino ai piedi dell’Appennino modenese.
“In particolare – sottolinea il consigliere del Carroccio – bisogna asportare un modo scientifico tutti i milioni di metri cubi di sedimento che negli ultimi decenni si è depositato nelle casse di espansione, nelle golene e nell’alveo di tutta l’asta pianeggiante del Secchia”. Nell’agenda degli interventi proposti da Bargi anche una efficace manutenzione delle piante, che sono importanti per ridurre la velocità eccessiva delle acque ed il rischio di erosione degli argini, “ma l’ultimo taglio selettivo risale al 2016, con la conseguenza che la loro crescita incontrollata è diventata ora un freno per l’acqua: una situazione di estrema criticità che nel tempo ha favorito la precipitazione del limo, dell’argilla e della sabbia in essa contenuti” ha concluso il consigliere Bargi.